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Chi controlla il passato controlla il futuro; chi controlla il presente controlla il passato

George Orwell
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\\ Home Page : Storico : Attualità (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Nel gennaio del 2007 andai ad assistere ad una presentazione che Renato Curcio tenne nell’Università di Lecce del suo libro sulle carceri speciali. C’era una folla inaspettata, le TV di mezzo mondo (persino Sky) e fummo testimoni anche di un tentativo di aggressione di un gruppo di contestatori che iniziò ad urlare davanti alla porta dell’aula ove si teneva il dibattito ma fu, fortunatamente, subito allontanato da poliziotti in borghese.

In questi giorni Curcio è tornato a Lecce per partecipare ad un’iniziativa di studi in commemorazione di George Lapassade, scomparso la scorsa estate, figura che ha ispirato non poco gli studi dello stesso Curcio e di un gruppo di studiosi di tutta Europa. Non potendo andare a Lecce, ho assistito al pomeriggio di studi tenutosi a Brindisi presso la sede Universitaria all’interno del vecchio ospedale “Di Summa”.

Iniziativa destinata agli studenti, ma di studenti ce n’erano pochi. Destinata ai nostalgici, ma non ve n’era traccia. Allora penso: “adesso arriveranno i contestatori!”. Macchè, neanche quelli. Tempi davvero magri

Questa volta tutto è filato liscio. O quasi.

A protestare per la presenza del fondatore delle BR è stato Saverio Congedo, consigliere regionale del PDL e che ha sottolineato tre aspetti:
  1. l’Università del Salento invita il fondatore delle BR, mai pentito
  2. lo fa in prossimità del 9 maggio, ricorrenza dell’uccisione di Aldo Moro da parte delle BR
  3. secondo Congedo, resterebbero «un mistero i meriti accademici e le qualità culturali di Renato Curcio, che evidentemente merita tanto onore proprio per le prodezze che lo hanno reso noto alle cronache»


La prima osservazione è stata smentita dal Rettore La Forgia che attribuirebbe l’ideazione e l’organizzazione dell’evento al Prof. Fumarola (interessante il fatto che un prof. potrebbe organizzare in Università un evento al netto dei pareri dei consigli di Facoltà).
La seconda osservazione rappresenta già una variante. La prossimità con la data del 9 maggio e la conseguente non opportunità per uno come Curcio di apparire in pubblico.
Quindi suggerirei a Curcio di iniziare a pensare di fare un po’ di ferie arretrate e di concentrarle nel periodo 13 marzo-13 maggio onde evitare imbarazzanti sovrapposizioni con i 55 giorni più tragici della Repubblica.


Il prof. Piero Fumarola

Per la terza osservazione, però, direi che Congedo ha mostrato non poca ignoranza (nel senso di ignorare i fatti essenziali per avvalorare la propria dichiarazione).

Sospettare che i meriti di studio di Renato Curcio e Nicola Valentino siano un “risarcimento” per le prodezze che li hanno visti protagonisti vuol dire, essenzialmente, due cose: 1) che quello Stato (e io mi chiedo, perché non anche questo) ha foraggiato i crimini delle BR e dopo aver concordato delle pene poco congrue adesso restituisce delle indennità in cambio della fedeltà dei brigatisti 2) far finta di non sapere che Curcio è, sostanzialmente, un laureato in sociologia (ha rifiutato la tesi al contrario della moglie Mara Cagol che dopo la laurea salutò la commissione a pugno chiuso) e che ha compiuto studi commissionati da grosse aziende, che sono diventati libri riconosciuti all’interno delle facoltà universitarie.

Chi vuole può riascoltare l’intervento di Curcio e Valentino (la qualità è quella che è perché preso da un MP3 non professionale). Magari confermerà le accuse di Congedo, o magari si ravvederà. Non è un mio problema.
Io, da cittadino, osservo e pongo all’attenzione di altri cittadini come sia ancora, e sempre più possibile, utilizzare la storia comune degli anni ’70 (perché non dimentichiamoci che c’era anche una destra fascista e stragista) per strumentalizzare le divisioni di oggi.

Un'ultima cosa. Ho approfittato per chiedere a Curcio di raccontarmi l'episodio della sua "richiesta" di pensione. E lui mi ha risposto, lapidariamente: "Assolutamente falsa. Pura invenzione". Beh, a questo punto mi piacerebbe sentire cosa ne pensi il giornalista che l'ha raccolta. Magari potrebbe farci riascoltare la registrazione del suo MP3. Sempre se non l'ha inavvertitamente cancellata o se le batterie non si erano appena esaurite...



 















Renato Curcio e Nicola Valentino



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Di Manlio  02/05/2009, in Attualità (1557 letture)
Mario Sossi è uno dei casi in cui la celebrità arriva certamente più per merito di una disavventura personale che per i suoi trascorsi professionali. Chi tra i meno giovani non ricorda il suo rapimento da parte di un gruppo rivoluzionario denominato Brigate Rosse che ancora in tanti definivano sedicenti? E chi, tra quelli che hanno frequentato le posizioni più estremiste, non ricorda lo slogan “Sossi fascista sei il primo della lista”?

Tutte cose che a distanza di 35 anni dovrebbero far sorridere.
E, invece, l’irriducibile Sossi prima dichiara che non ha la minima intenzione di conoscere e stringere la mano al suo carceriere Franceschini, poi si candida con il movimento di Alessandra Mussolini. Ma non si ritiene soddisfatto perché ritiene che la deriva a sinistra del Pdl sia sotto gli occhi di tutti, e che Forza Nuova sia l’unica soluzione per tenere fede ai valori della vera destra.

Forza Nuova. Già. Formazione di estrema destra fondata nel 1997 da Roberto Fiore, personaggio che negli stessi anni in cui Franceschini rapiva e “processava” Sossi da sinistra, era tra i fondatori di Terza Posizione che agiva in opposizione (da destra) al MSI, la cui politica era ritenuta reazionaria.
Un’organizzazione speculare alle BR che contrastavano da sinistra il PCI in quanto portatore di una politica troppo prudente giudicata riformista.

Le notizie sono due. Una nuova ed una vecchia.
Quella nuova è che la prima parte dello slogan degli extraparlamentari non doveva essere tanto azzardata e che Sossi a forza di spostarsi a destra rischia di risbucare a sinistra (per la teoria sulla circolarità della politica).
Quella vecchia è che di questi tempi in cui in molti passano il tempo a contare le apparizioni in pubblico degli ex brigatisti, deve essere sfuggito il passato del fondatore di un partito che concorrerà alle elezioni europee e che nel 2008 era addirittura candidato alla Presidenza del Consiglio.
Trattasi di persona condannata per banda armata in primo grado a 5 anni e in secondo a 3 e mezzo. Che ha trascorso un lungo periodo di latitanza all’estero e che infine non è andato in carcere perché è arrivata la prescrizione. Che dichiara di essere stato “attivo in senso radicale” nella destra e che “c’era anche la spinta romantica di una gioventù alla ricerca di una verità”. In definitiva, secondo Fiore “non si può criminalizzare quel periodo”. Intervista sul Corriere della Sera

E, infatti, non sono i periodi ad essere criminalizzati ma, come dice lo stesso termine, i criminali, cioè chi commette dei reati. E la banda armata è un reato. Lo stesso reato che oggi rende complicato ad uno come Renato Curcio persino scrivere un libro. Figuriamoci se volesse presentarsi alle elezioni…

Che fine hanno fatto le associazioni delle vittime del terrorismo? E’ questo uno dei modi per ricordarne la memoria ed il sacrificio?

Qualcuno mi ha fatto notare che, intanto, andrebbe aggiornato lo slogan: “Sossi fascista, sei il secondo della lista”
 
Di Manlio  11/04/2009, in Attualità (1844 letture)
Piazza Vettori, Firenze. Tre di notte dell’11 aprile. Una forte esplosione sveglia i residenti. Una grossa bomba carta appesa alla maniglia di una sede di Forza Italia provocando un foro di circa 20 centimetri nella porta a vetri dell'ingresso principale.
I responsabili non entrano nei locali ma s limitano a rubare 4 bandiere esposte all’esterno. Non sono state lasciate scritte, né ci sarebbero al momento rivendicazioni. Sull’episodio, ovviamente, indaga la Digos che sta valutando se le telecamere presenti nella zona possano aver ripreso qualche fase dell'attentato. Al momento, in base alle prime indicazioni, la Questura sarebbe orientata a inquadrare l'atto come un gesto dimostrativo.

I commenti sono stati immediati e molto duri. Denis Verdini (coordinatore) ha parlato di «gesto sciagurato che apre la campagna elettorale nel peggiore dei modi, ma chi pensa di intimidirci ha sbagliato bersaglio». Riccardo Nencini (presidente del Consiglio regionale) è sulla stessa linea. Il ministro Altero Matteoli l’ha definito un «gesto da imbecilli» mentre il Pdl fiorentino si è detto preoccupato.
Sedi Forza Italia erano state prese di mira anche in passato a San Severo di Foggia (febbraio) e alla Garbatella (luglio 2007). La stessa vetrata della sede era stata danneggiata con una pietra anche nel settembre del 2008.
Secondo Maurizio Lupi, responsabile organizzativo del PDL, "Le intimidazioni, anche se rappresentano il gesto isolato di qualche fanatico, sono sempre una sconfitta per la nostra democrazia. Quanto successo nella notte a Firenze non è certo il modo migliore per iniziare la campagna elettorale. Ho molto apprezzato la ferma condanna del presidente Nencini e mi auguro che le forze del centrosinistra e le istituzioni tutte si impegnino per evitare pericolose derive".
Una sola considerazione. Il centro-sinistra? Scusi, Lupi, ma da cosa deduce che i responsabili siano in qualche modo elettori del PD? Il gesto di un deficiente resta il gesto di un deficiente e basta. Magari un deficiente che ha avuto dei problemi personali con uno dei responsabili della sede. Quando, e questo è auspicabile, il deficiente viene individuato può essere anche che emerga che sia un deficiente di “centro-sinistra” ma invocare adesso un intervento istituzionale della controparte politica vuol dire strumentalizzare la situazione, gridando all’emergenza terrorismo.
E poi non credo sia scontato che il neonato PDL abbia nemici solo nella sinistra…
 
Di Manlio  09/02/2009, in Attualità (1741 letture)
Eh, si, caro Ministro La Russa.
Dato il suo fervore nel voler (giustamente) arrivare fino in fondo pur di ottenere l'estradizione di Cesare Battisti dal Brasile, dovremmo credere che il latitante Battisti sia da considerarsi, in qualche modo, di serie A rispetto ad altri casi sui quali, viceversa, non varrebbe la pena di impegnarsi più di tanto.


Mi vengono in mente almeno tre casi:


1) Giorgio Pietrostefani, 65 anni, ex leader di Lotta continua che  è stato condannato in via definitiva a 22 anni come mandante dell'omicidio del commissario Luigi Calabresi. Fuggì in Francia e li tranquillamente vive occupandosi (pare) di editoria

2) Delfo Zorzi, 62 anni, ex leader della cellula veneziana di Ordine nuovo, imputato principale per la strage di Piazza della Loggia a Brescia.  Vive da anni a Tokyo dov'è (pare) un affermato imprenditore nel ramo abbigliamento

3) Dal 2006, i giudici di Milano sono impegnati in una solitaria battaglia, mai supportati dal Governo. Chiedere agli Stati Uniti l'arresto e l'estradizione  - come prevede la convenzione bilaterale Italia-Usa - per i 26 agenti della Cia imputati per il sequestro dell'egiziano Abu Omar. Ricordiamo che dopo il suo prelevamento a Milano (2003) Abu Omar fu "deportato" in Egitto, e li subì sette mesi di torture. Il tutto in violazione del Codice penale italiano e della Convenzione europea per i diritti dell'uomo, che vieta arresti illegali e torture.

Ovviamente non dimenticandoci di Alessio Casimirri (ma lui pare sia scappato direttamente con l'aiuto dei servizi italiani, e quindi non possiamo prendercela con nessuno)

Potrà sembrare strano, ma a me pare che tutti questi casi siano accomunati da un filo conduttore molto preciso che impedirà a chiunque di assicurare qualsiasi tipo di colpevole alla giustizia. L'eversione degli anni '70 sia rossa che nera, il meschino ruolo avuto da alcuni pezzi dei servizi nelle cosiddette stragi di Stato, la sudditanza coloniale che ancora oggi subiamo da parte degli Stati Uniti (e soprattutto dai loro servizi).

E' vero che ci hanno liberato, ma per quanti secoli ancora ci toccherà pagare gli interessi?
 
Di Manlio  06/02/2009, in Attualità (1819 letture)
Ieri sera Renato Curcio ha parlato di "Dannati del lavoro" in un'iniziativa organizzata dal circolo "Uno sguardo verso sud" presso la Sala Estense del Comune di Ferrara (qui una importante precisazione dell'Assessore alla Cultura Massimo Maisto.

Stasera, invece, è la volta di Valerio Morucci ma in tutt'altro contesto: l'Associazione Casa Pound.

Si è trattato di due eventi che, contrariamente alle settimane passate, non hanno animato alcun dibattito nella politica. Forse perchè la vicenda Battisti ha saturato la pubblica opinione, forse perchè c'è di mezzo un bacino elettorale più ampio legato alle sorti della povera Eluana, forse perchè... (mi veniva in mente un'ipotesi che mi rifiuto di prendere in considerazione).

Ad ogni buon conto qualcuno  ha deciso comunque di protestare, a modo suo.
E stavolta è stata la frangia più estrema a scagliarsi contro Morucci, quelli che una volta sarebbero stati suoi "contatti" irregolari o fiancheggiatori.

"Morucci infame la pagherai" è stato il grido con il quale qualche aspirante brigatista ha scelto di imbrattare i muri dei portici Ercolani a Senigallia.

Una sola domanda: ma a tutti i poliziotti della DIGOS in borghese che, con molta probabilità saranno una parte sostanziosa del pubblico, interesserà qualcosa di un revival prevedibile quanto noioso tra reduci? Non vorrei essere nei loro panni, fossi in loro mi porterei un buon libro...
 
    
Tra le mille idiozie che si sono dette in questi giorni sulla vicenda dell'estradizione non concessa dal Presidente del Brasile a Cesare Battisti (dal ritiro dell'ambasciatore all'annullamento dell'amichevole di calcio) l'unica persona che ha detto una cosa sensata è stato proprio il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: andremo fino in fondo, presenteremo un ricorso alla Corte Suprema brasiliana.

Ed infatti è stato lo stesso Lula ad avallare la decisione del nostro premier assicurando il fatto che il Brasile non si opporrà alla decisione della Corte Suprema.

Ma adesso, se non devono esistere due pesi e due misure, sarebbe opportuno che lo stesso metodo fosse utilizzato con una vicenda ben più spinosa di quella di Battisti e che ha a che vedere niente di meno che con il caso Moro.
Alessio Casimirri ha partecipato all'agguato di via Fani, forse ha anche ucciso l'agente Jozzino visto che un testimone ha visto sparare al poliziotto uscito dall'alfetta da un brigatista che è sbucato da dietro la macchina bianca che chiudeva la scena.

Eppure i vari tentativi di andare a recuperare  il latitante (unico dei condannati per via Fani a non aver fatto neanche un giorno di galera) sono andati tutti male.

Nel 1993, a seguito delle indagini sull'individuazione di Germano Maccari come quarto uomo di via Montalcini il Gen. Mario Fabbri o il Dr. Carlo Parolisi, alti funzionari del SISDe, erano riusciti ad avvicinare Alessio Casimirri e proprio quando avevano iniziato a tessere una possibilità di dialogo si videro sabotare i propri sforzi a causa di un “dipendente infedele” (come lo definì lo stesso Fabbri di fronte al giudice Ionta) che operò una fuga di notizie e produsse un articolo su “L’Unità”che spaventò Casimirri proprio quando era nato, tra i tre, un rapporto di reciproca fiducia.

E nel 2004 la Corte Suprema di Managua aveva respinto la richiesta italiana perchè Casimirri dal 1988 è cittadino nicaraguense e la Costituzione del Nicaragua e' chiara nello stabilire che non c'e' estradizione per delitti politici e comuni connessi con cittadini nazionali.

Magari non ci saranno molte probabilità, stando così le cose. Ma mi chiedo come mai tanta eco per Battisti e nessuna voce per Casimirri? Forse perchè la famiglia di Casimirri era composta da funzionari della Santa Sede? Forse perchè quando si parla di Casimirri si riaffacciano i fantasmi de caso Moro che tutti vogliono seppellire dietro la nebbia della fermezza?

Io so che Casimirri ha scritto un libro e che ha minacciato di pubblicarlo se qualcuno prova ancora una volta ad andarlo a riprendere.

E facciamoglielo pubblicare sto' libro...
 
Di Manlio  26/01/2009, in Attualità (2098 letture)
Diciamoci la verità. Stavolta tutti noi eravamo ansiosi di vedere la Carla Bruni al di là delle sue doti estetiche che secondo Fazio, esagerando, ne fanno la donna più bella del Mondo.

Stavolta eravamo tutti curiosi di sapere se Fazio quella domanda avrebbe avuto il coraggio di farla. "Lei, Carla Bruni, ha mai effettuato pressioni affinchè fossero negate le estradizioni di Marina Petrella e Cesare Battisti?

Seppur con molto timore (un esitante preambolo che ci ha fatto subito capire che quella domanda stava per porla), Fazio ha chiesto alla Bruni come mai avesse ritenuto di dover intercedere presso il Presidente brasiliano Lula per convincerlo a non concedere l'estradizione richiesta dall'Italia.

E la Bruni, con molto stupore e altrettanta tranquillità, ha risposto più o meno così: ti ringrazio per avermi fatto questa domanda ma non ho avuto nessun ruolo nè mi sarebbe venuta in mente una cosa del genere. Sono molto sorpresa che i media italiani abbiano detto questa cosa. Non so come sia potuta venir fuori questa notizia. Forse per il mio viaggio in Brasile di fine anno...



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Ma come? I principali quotidiani nazionali avevano raccolto confidenze precise: nel loro viaggio durante le vacanze di Natale del 2008 la Bruni avrebbe fatto pressioni sul marito Sarkozy per convincere Lula a non estradare Cesare Battisti. E adesso?

Riflettiamo un attimo.
Che un libero cittadino possa ritenere giusta la decisione di Lula è ammesso? In democrazia...
Che un libero cittadino possa, a sua volta, ritenere che farebbe qualcosa per impedire che Battisti venga estradato dal Brasile (es. sciopero della fame, dichiarazione, comizio, ecc.) è ammesso? In democrazia...

E allora cosa aveva realmente creato tanto scalpore? Il fatto che ad esprimere questo giudizio sarebbe stata non una persona qualsiasi ma una celebrità (forse per questo le sue parole avrebbero fatto più paura?) addirittura moglie del Presidente francese (e per giunta persona italianissima).

In democrazia è lecito pensare ed esprimere il proprio pensiero senza che, per questo, si debba essere lapidati. Quello che non va è che uno possa esercitare il peso della propria posizione per influire su scelte che ricadono sull'intera collettività.
Se è questo che non andava bene ai media italiani, non mi sembra che sia stato espresso nel migliore dei modi da nessuno.

E adesso come reagiranno alla smentita categorica della Bruni? Si, ne hanno dato notizia, ma questo era un "dovere di cronaca". Adesso o qualcuno troverà una prova ineccepibile che invece le cose stanno come sono state raccontate oppure, educazione ed onestà intellettuale vorrebbe, toccherà che si chieda scusa alla Bruni.
Ma dubito che qualcuno lo farà. Anzi.
Credo che fra qualche tempo, quando ci sarà il prossimo caso di estradizione, si rimetterà in ballo la vicenda di Carla Bruni che ha favorito le decisioni di Francia e Brasile per i casi Petrella e Battisti.
Ecco perchè la sua smentita di ieri sera, probabilmente è stata inutile.

Se fossi in Carla Bruni, alla prossima richiesta di estradizione, non ci penserei due volte a fare un bel comunicato stampa preventivo...
 
 
Ieri a Pesaro al centro sociale Oltrefrontiera, Renato Curcio ha tenuto una conferenza per parlare di  migranti e "dannati del lavoro" >Leggi<

Inaspettatamente l'ex fondatore delle Brigate Rosse ha finito per parlare di un problema personale: la pensione richiesta e negata dall'INPS.

"Eppure - ha aggiunto - io ho lavorato nei vari carceri, ma risulta che non sono stati versati contributi adeguati. Quindi non avrò mai un assegno pensionistico. E non ho diritto nemmeno alla pensione sociale, di povertà per intenderci, perché sono sposato e mia moglie ha un reddito. Quindi, non ho diritto a nulla".
C'è un piccolo particolare che non torna

Detta così, la frase, sembrerebbe una sorta di lamentela/richiesta di aiuto che l'ex brigatista ha indirizzato nei confronti dello Stato. Ma le cose non stanno così perchè Curcio non ha sollevato la questione di sua volontà, bensì in risposta ad una domanda ironica-provocatoria del giornalista Damiani del Resto del Carlino che aveva chiesto: "Scusi Curcio, non sarebbe il momento che se ne andasse in pensione?". Con la sua risposta Curcio, evidentemente, ha voluto replicare al cronista, utilizzando a sua volta  una provocazione.

Ma la stampa si è limitata a riportare l'esternazione decontestualizzata. Il che, a mio avviso, è strumentalizzazione finalizzata allo scoop.


Immediata la replica di Lorenzo Conti, figlio del Sindaco Lando Conti assassinato dalle BR nel 1986. In una lettera fatta pervenire a diversi organi di stampa >Leggi< Conti ha duramente criticato le parole di Curcio arrivando ad impegnarsi ad abbandonare l'Italia qualora l'INPS dovesse riconoscere al brigatista una pensione che, secondo Conti, sarebbe negata a molti familiari delle vittime.

Al di là dell'esprimere a Lorenzo Conti tutta la solidarietà per una condizione di vittima che non ha scelto e che si trova a  "pagare" per colpe non sue da oltre 20 anni, credo siano legittime alcune "lucide e realistiche considerazioni".

La pensione INPS è un calcolo puramente matematico che si basa su un principio trasparente ed inequivocabile. "Mi dai tanto, ti restituisco tanto".
Nell'erogare una pensione maturata a seguito di un certo numero di anni di contributi, non mi risulta che l'INPS sia tenuta a dover effettuare delle valutazioni di natura qualitativa. E non mi risulta neppure che ad una persona condannata, se è in possesso dei requisiti contributivi, debba essere negata la pensione. Penso ai vari condannati nell'era tangentopoli e, ad esempio a Toni Negri, che percepisce la pensione da Professore universitario.

La risposta alla domanda se la dà lo stesso Curcio quando dice che non risulta siano stati versati contributi adeguati. Se così non fosse stato, mi spiace per Conti e per tutti coloro che si sentirebbero traditi, l'INPS non avrebbe che potuto riconoscere a Curcio lo status di pensionato ed erogargli un vitalizio proporzionale ai suoi versamenti.

Piuttosto mi sembra che Curcio abbia sollevato un problema che interessa la generazione dei 30enni di oggi  e che diventerà una bomba sociale tra 20-30 anni. In quanti arriveranno all'età pensionabile e si vedranno rispondere dall'INPS che "non sono stati versati contributi adeguati"?

La stessa osservazione l'ha fatta all'ADNKronos il generale Umberto Rocca, ferito ad un braccio ed un occhio nel conflitto a fuoco del 5 giugno del '75 alla Cascina Spiotta quando fu liberato Vittorio Vallarino Gancia prigioniero delle Br. Rocca, però, poi aggiunge che "uno come Curcio, che ha un così grande debito verso l'intera collettività, non può certo rivendicare crediti dallo Stato. Ma stiamo scherzando?".
No caro Rocca, non si tratta di scherzare, ma di precisare che il debito penale con la società, Curcio l'ha scontato e non mi sembra che l'INPS (e quindi lo Stato) utilizzi criteri morali nell'attribuzione delle pensioni. Non credo sia questa la strada per superare quegli anni e far si che a nessun giovane venga oggi in mente di emulare le gesta del "giovane Curcio".
Una strada, sarebbe, ad esempio, far uscire una volta per tutte il nome del brigatista che era presente alla Spiotta quel 5 giugno '75 e che non ha mai pagato per quel sequestro e per l'omicidio dell'appuntato D'Alfonso. Dal loro resoconto (l'allora Tenete Rocca e l'allora appuntato Barberis) sembrerebbe che l'abbiano ben visto in faccia e da vicino, tanto da descriverlo come "un uomo sui trent'anni, alto 1,75, distinto, viso emaciato". Possibile sia ancora senza nome? Possibile non sia stato riconosciuto dai due Carabinieri in nessuna foto segnaletica dei brigatisti noti?

Per finire, una considerazione su una richiesta di Lorenzo Conti: la verità storica.
Bene, anzi benissimo, mi verrebbe da dire. Ma ho paura che la conoscenza della verità storica, di ciò che è realmente successo in quegli anni di "sovranità zero", di guerra fredda e di operazioni militari illegali (penso alla Gladio all'estero), dipenda poco dalle parole di chi ha portato avanti un progetto di lotta armata e molto di più dal sapere realmente quale sia stato il ruolo che gli apparati dello Stato hanno avuto in quelle vicende. Non dimentichiamo le parole dello stesso Curcio "sorta di complicità tra noi e i poteri, cose che tutti sappiamo ma che noi non abbiamo il coraggio e le prove per dirle".
Non mi risulta che qualche istituzione si sia avventurata in improbabili smentite.

Io credo che, per prendere in prestito le lucide missive di Aldo Moro, "le cose saranno chiare. Saranno chiare presto.
 
Di Manlio  11/01/2009, in Attualità (1670 letture)
Eccoci di nuovo sulla vicenda Sofri. ::Speciale Sofri-Pinelli::
L’annuncio dell’uscita del libro “La notte che Pinelli” ha scatenato le solite polemiche. Il record, stavolta, è che il libro non è neanche in libreria!
E infatti tutti si sono precipitati ad individuare, nelle poche parole in anteprima, un “mea culpa” di Sofri che riconosceva la responsabilità morale nell’omicidio Calabresi ed una richiesta di perdono da parte dell’ex leader di Lotta Continua.

Addirittura il giudice D’Ambrosio si sarebbe sbilanciato nel dare il significato alle parole di Sofri: testimonierebbero la bontà della sua inchiesta! Salvo che poi Sofri, su L’Unità di oggi definisce “implausibili” le conclusioni dell’ex Procuratore capo di Milano ora Senatore del PD. Qualche mese fa (a settembre) definii “prove tecniche di dialogo” i batti e ribatti che seguirono il commento di Sofri alle parole di Mario Calabresi (figlio del commissario).
 
Adesso si torna a parlare di Piazza Fontana, Pinelli e Calabresi e tutti sembrano volersi affannare nel trovare uno spiraglio per ratificare la storia che la strage fu fatta da “ignoti”, che Pinelli si suicidò perché in qualche modo corresponsabile e che il Commissario Calabresi fu ucciso a seguito di una diffamante e delirante campagna portata avanti dalle organizzazioni di estrema sinistra e dei loro capi che andrebbero riconosciuti come mandanti dell’omicidio.



Sarà un caso che da pochi mesi a questa parte prima Sofri insorge, poi Lucarelli inizia a parlare di segreti di Piazza Fontana e adesso Sofri pubblica il suo libro sulla vicenda Piazza Fontana/Pinelli? Il mio suggerimento, a chi ha qualcosa da dire di questi tempi, è di andare cauti. Il rischio di dover delle scuse è direttamente proporzionale alla propria sicurezza dei colpevoli.
 
Di Manlio  05/01/2009, in Attualità (1721 letture)
Dal punto di vista delle polemiche il 2009 non poteva iniziare peggio. Appena il tempo di digerire il pranzo di Capodanno che il giorno dopo li levano le polemiche sull’iniziativa "Cultura, violenza, memoria" organizzata dal Dipartimento di Letteratura angloamericana nella facoltà di Scienze umanistiche. ::Speciale Morucci alla Sapienza::

Il motivo che ha spinto il Prof. Giorgio Mariani a promuovere l’evento è semplice: secondo Mariani momenti del genere “possono avere un contenuto educativo perché aiutano le nuove generazioni a scansare la tentazione di ripetere scelte sbagliate, in particolare in un momento in cui la protesta legittima di studenti e giovani si fa sentire nuovamente. […] Vorremmo solo far spiegare a uno che ha commesso tragici errori, che la scorciatoia della violenza è sempre e comunque sbagliata".

Il Rettore Frati, nell’esprimere il proprio disappunto per la vicenda, è arrivato alla provocazione di invitare a nome dell’Università Morucci a parlare, ma del caso Moro e in via Fani.
Inutile sottolineare il seguito di questa proposta definita un “intelligente invito” da parte di alcuni politici che, evidentemente, non avevano colto l’ironia della sortita.

Anche perché se non vi fosse stata ironia da parte del Rettore, allora staremmo proprio messi male… In questo caso, a differenza di altre volte, non si trattava di tenere una lezione, presentare un libro o promuovere qualche prodotto filo-terroristico. Ma di portare la testimonianza di una persona che ha sbagliato per far si che, da una esperienza in prima persona passi il concetto che la violenza non ha sbocchi e che quindi la contestazione ha un unico sbocco: quello consentito all’interno delle regole della democrazia.

Si può essere garantisti sostenendo che una persona è innocente fino a prova contraria. E anche arrivare a vedere i complotti giudiziari quando le indagini fanno poco comodo. E anche difendere il reinserimento nella società di chi ha commesso crimini efferati, ha pagato ed è stato pienamente recuperato alla società. Ma non si possono avere due pesi e due misure. Come dire: garantisti si, ma solo dalla nostra parte politica.

Quello che stupisce maggiormente è che a difendere la libertà di espressione di Morucci sia stato proprio Roberto Fiore che con lucidità ed intelligenza ha ricordato come “tutti coloro che hanno un passato importante di cui parlare devono ricevere apertura mentale e non bigotto ostracismo” e che “a trent'anni dagli anni di piombo le Università ed i luoghi di cultura in generale divengano luogo di incontro senza preclusioni di sorta”
 
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