Di seguito gli articoli e le fotografie pubblicati nella giornata richiesta.
Articoli del 05/11/2008
 Domenica 2 novembre la giornalista Breda Marzio ha pubblicato su " Il Corriere della Sera" alcune rivelazioni inedite che il Presidente della Repubblica Giovanni Leone le avrebbe confidato in occasione della sua intervista del 1998. Il particolare che ha colpito maggiormente riguarda il fatto che egli si fosse adoperato molto per giungere alla salvezza di Aldo Moro e che questo gli sia costato la pesante campagna diffamatoria nei suoi confronti e le dimissioni anticipate di sei mesi rispetto alla scadenza naturale del mandato presidenziale. In particolare, Leone, ricorda:
"Quando finalmente si riuscì a saperlo [in quale carcere si trovava la Besuschio, ndr] e a contattare l'interessata, si scoprì che qualcuno l'aveva già raggiunta e convinta a rifiutare la firma alla richiesta di grazia. Il ministro della Giustizia, leggi alla mano, si mostrò sconsolato. Ma Leone lo rianimò rapidamente dicendo che, pur in mancanza di un'apposita norma, destinata ad essere proposta e approvata molti anni dopo, egli si sarebbe assunto ugualmente la responsabilità di concedere la grazia. Vuol dire - confidò pressappoco a Bonifacio - che creeremo noi il precedente che manca."
La firma fu solo rimandata alle 12 del 9 maggio perché Leone confidava anche nei segnali di apertura che si prevedeva potessero provenire dalla riunione del Consiglio Nazionale della DC. Ma il tutto fu inutile perché fu rinvenuto il cadavere di Aldo Moro a pochi passi dalle sedi di DC e PCI. Leone si chiese:
"mi convinsi che i brigatisti fossero al corrente di quel che stava maturando e, non volendo la liberazione di Moro, avessero affrettato quella mattina l'assassinio"
Una convinzione non nuova, un'ipotesi già ampiamente presente nella pubblicistica. Pongo una riflessione che non mi sembra da poco. Ma se i brigatisti non volevano la liberazione di Moro, perché ridursi all'ultimo minuto rischiando di trovarsi sul piatto una grazia firmata o un'apertura della DC? Non sarebbe stato più comodo anticipare a scanso di equivoci o di scherzi da prete? Io credo, invece, che nelle ultime ore i brigatisti siano arrivati molto vicini alla liberazione dell'ostaggio ma che alla fine, a causa di un sabotaggio che intervenne nella tratativa, la contropartita che si trovarono di fronte non consentiva più alcun margine e furono costretti ad accettare la morte del presidente della DC.
 Licio Gelli, Maestro Venerabile della Loggia P2 e adesso divulgatore di storia su OdeonTV, ha dato una nuova prova di grande moralità e di quanto per lui la verità sia un principio inderogabile. Nell'ambito di una indagine nella quale il "Venerabile Presentatore" era indagato per eversione sovversiva dello Stato e associazione mafiosa", Gelli ha declinato l'invito avvalendosi della facoltà di non rispondere. Evidentemente deve aver considerato l'operato dei giudici al solo fine di screditare la Sua Immagine di star televisiva attribuendogli due banali reati di opinione. Sarà che ormai la gente è abituata a veder utilizzare la bilancia della moralità con pesi e misure diverse a seconda delle situazioni. L'ANSA che ho letto poco fa, personalmente, mi ha lasciato senza parole.
MAFIA: PM PALERMO INTERROGANO LICIO GELLI, LUI NON RISPONDE (ANSA) - PALERMO, 5 NOV - I Pm della Procura di Palermo hanno interrogato Licio Gelli, nell'ambito dell'inchiesta su mafia e massoneria. L'ex maestro venerabile della loggia P2 si è avvalso della facoltà di non rispondere. Gelli, infatti, è stato sentito come «indagato di reato connesso archiviato». Negli anni scorsi era stato coinvolto nell'indagine «Sistemi criminali» in cui era indagato per «eversione sovversiva dello Stato e associazione mafiosa». La Procura ha ritenuto di sentire Gelli perchè sarebbe stato in contatto con alcuni indagati dell'inchiesta che nel giugno scorso ha portato all'arresto di imprenditori, massoni e boss che avrebbero «ritardato» processi in Cassazione. All'interrogatorio, che si è svolto nella caserma dei carabinieri di Arezzo, hanno preso parte il procuratore aggiunto Roberto Scarpinato e i sostituti Fernando Asaro e Paolo Guido. Il maestro venerabile della loggia P2, Licio Gelli, sarebbe stato uno dei punti di riferimenti di alcuni degli indagati dell'inchiesta su mafia e massoneria coordinata dalla procura di Palermo. Il dato emerge dalle indagini svolte di carabinieri negli ultimi mesi. Gelli, infatti, avrebbe ricevuto nella sua villa alcuni esponenti massoni che risultano coinvolti nell'indagine «Hiram». Il maestro venerabile, oltre ad essere stato indagato dai pm di Palermo in passato, era già stato interrogato anche dal giudice Giovanni Falcone nell'ambito di una inchiesta su un traffico di armi. All'epoca Gelli venne sentito come testimone e rispose su un assegno bancario finito agli atti dell'inchiesta condotta allora da Falcone. |
Fotografie del 05/11/2008
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