Di Manlio (pubblicato @ 18:16:23 in Attualità, linkato 1966 volte)
Un attento lettore, Federico Bacci, mi segnala un'intervista all'Emerito Francesco Cossiga che potete ascoltare in audio qui sotto
Dire che c'è da restare allibiti è poco? A me sembra si tratti di un copione già visto e sperimentato non solo in Italia e non solo 30 anni fa. E forse uno dei motivi per cui molte cose del passato non possono ancora essere svelate è proprio che questi meccanismi sono ancora in atto e perfettamente efficienti...
Leggi l'articolo su Quotidiano Nazionale del 23 ottobre 2008
Per la cronaca: Cossiga si è affrettato anche a smentire. Ecco un lancio ANSA delle 17.21 di oggi:
SCUOLA:COSSIGA,DA MOVIMENTO NIENTE TERRORISMO MA RITIRARE DL ROMA, 24 OTT - «Non dico che da questo confuso 'movimento' possa rinascere il terrorismo, ma qualche misura l'adotterei». Lo afferma il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga in una lettera aperta al direttore del 'Sole 24 ore'. «La maggioranza - sostiene il senatore a vita - dovrebbe ritirare il decreto Gelmini. Non entro nel merito del provvedimento, ma nel vararlo non sono state tenute in considerazione le reazioni ad esso, che il Pdl non è in grado di contrastare. Terrei in caserma carabinieri e polizia: se qualche deputato o senatore della maggioranza sarà bastonato o si darà fuoco a qualche cassonetto, non sarà un gran male, anzi. Forse Walter Veltroni, disimpegnandosi per un momento dalla campagna pro-Obama, penserebbe un pò alla situazione di casa nostra. Da parte sua, il Pd dovrebbe gestire con forte cipiglio e guidare verso sbocchi costruttivi il 'movimento'; ma per potere fare questo, deve essere credibile. E per essere credibile dovrebbe dare alla manifestazione al Circo Massimo un profilo meno legalitario: qualche automobile bruciata, qualche vetrina sfondata. E qualche carabiniere o poliziotto strattonato, certo servirebbero. E se la situazione precipitasse, ci sarebbe sempre la possibilità che il pacifico 'movimentò prendesse a calci Veltroni o Franceschini o Zanda, e forse allora i democratici aggiusterebbero il tiro. Certo, a Veltroni, a Franceschini e a Zanda, vorrei chiedere un favore: ho ottant'anni, mi facciano risentire giovane, inducano qualche loro adepto a urlare sabato prossimo, o lo facciano loro stessi: »Cossiga boia« e »Cossiga assassino«: gliene sarei infinitamente grato».
Di Manlio (pubblicato @ 13:30:52 in Attualità, linkato 1913 volte)
Come trasformare una tragedia come quella degli anni ’70 in Italia in una farsa o, scadendo ancora più in basso, in una telenovela da sfigata emittente di provincia?
Un serio tentativo in tal senso lo stanno portando avanti due personaggi davvero singolari: Patrizio Peci, noto pentito delle Br che in una democrazia normale si sarebbe dovuto portare sul groppone alcuni ergastoli ma che in un’intervista su Repubblica ribadisce l’autenticità del suo percorso e del suo dolore come vittima del suo stesso male (ci auguriamo che in questo suo tentativo non rivendichi a breve la presidenza di qualche associazione dei familiari delle vittime del terrorismo…) ed Angelo Incandela ex Maresciallo, capo delle guardie del carcere speciale di Cuneo che sopravvalutando le sue qualità si è definito “agli ordini del generale Dalla Chiesa” anche se del mitico nucleo di Dalla Chiesa magari avrà solamente visto una foto di gruppo prima che, nel 2008, venisse arrestato per scambio di favori con funzionari di alto livello sia pubblici che privati.
Insomma, personcine trasparenti e per bene, che hanno tutto il diritto di venirci a raccontare la propria morale.
Una prima intervista di Silvana Mazzocchi su Repubblica ha portato l’Incandela a non dover essere da meno dell’ex brigatista per precisare che i motivi che portarono Peci al pentimento furono molto più dipendenti dal richiamo della “gola” che “dell’anima”. E Peci, ovviamente, non ha ritenuto di dover stare zitto e sulle pagine de “Il Giornale” ha accusato Incandela di essere ancora a caccia di onori e gloria, di soffrire di delirio di onnipotenza, di essere un “boia” senza scrupoli, di non avere alcun merito del suo pentimento. E’ stato solo il postino di una sua richiesta spontanea! (leggi)
La risposta di Incandela, manco a dirlo, non si è fatta attendere. (leggi) Ma come? Se sono stato io a suggerirti che persone molto in alto ti avrebbero potuto aiutare? Ma come? Dimentichi le liste della spesa che un meticoloso appuntato compilava per soddisfare i tuoi desideri? Io un semplice latore di messaggi tuoi verso Dalla Chiesa? Ma come, se all’inizio con il Generale non volevi neanche parlarci? Il mio carcere? Non c’entra nulla con il mio servizio precedente.
E poi, forse ingenuamente forse per calcolo preciso, Incandela si lascia scappare un monito: “Ci sono anche delle bobine - consegnate ai servizi segreti, con i colloqui registrati a tua insaputa - che confermano la mia versione dei fatti.” Eccolo la il bandolo della matassa. Attento Peci, le prove sono ancora li! Bene. Sarebbe interessante acquisire il contenuto di quei nastri, non vi pare? Chissà che non abbia ragione Giorgio Guidelli giornalista de Il resto del Carlino che nell’intervista rilasciata al Blog (leggi) ha coraggiosamente ipotizzato che sulla reale storia del pentimento di Peci “ci sia molto di più. E che quel di più, chi sapeva, se lo sia portato nella tomba”. Se dalla tomba non è più possibile parlare, la voce incisa su un nastro può ancora far male…
Adesso manca la contro risposta di Peci: “Ah, si? E tua sorella?”
Possiamo dire tutti in coro: e chissenefrega!!!! A noi interessa la verità ed è per questo che quei nastri non verranno mai fuori.
Conosci un sito nel quale si parla di anni '70, di lotta armata attraverso un dibattito aperto e democratico? Segnalalo. Sarò lieto di linkarlo tra i siti amici.