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Chi controlla il passato controlla il futuro; chi controlla il presente controlla il passato

George Orwell
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Di Manlio  13/02/2008, in Storia (2052 letture)
"... e la sua salma è immersa nei fondali limacciosi del Lago della Duchessa."

Sembrerebbe proprio che chi ideò il falso comunicato n. 7 che annunciava la morte di Moro mediante suicidio, avrebbe potuto tranquillamente utilizzare il concetto di sacrificio.
Almeno stando alle parole di Steve Pieczenik, intervistato nell'ambito di un documentario dal titolo "Gli ultimi giorni di Aldo Moro" andato in onda sabato 9 febbraio su France5.

Pieczenik fu il consulente, specializzato in mediazioni, che gli Stati Uniti offrirono all'Italia per gestire la complicata vicenda del rapimento del Presidente della DC ad opera delle Brigate Rosse. Il suo ruolo fu, sostanzialmente, quello di assicurare la tenuta del Governo italiano alla linea della fermezza e quando si rese conto che il suo compito era esaurito (in quanto tale fermezza non fu mai messa in discussione) se ne tornò negli USA.

Pieczenik è stato già intervistato nel libro "Nous avons tuè Aldo Moro" a cura del giornalista francese Emmanuel Ammarà che sarà pubblicato a breve anche in Italia. In quella occasione ebbe già modo di assumersi la paternità dell'idea del falso comunicato numero 7 realizzato per dare un colpo psicologico alle BR e che, sempre secondo l'americano, "fu per loro un colpo mortale perché non capirono più nulla e furono spinti così all'autodistruzione". Vai alla notizia

In questa nuova intervista, Pieczenik ha aggiunto altro. In sostanza ha affermato che Aldo Moro era necessario sino al compimento della sua strategia politica, che avrebbe ridato stabilità all'Italia.
Per ottenere questo però, c'era un prezzo da pagare: la morte di Moro. Che si rivelò necessaria quando, dopo quattro settimane dal rapimento, il rischio che potesse cedere ai propri carcerieri rivelando informazioni riservate diventò concreto.
La decisione finale se dovesse vivere o morire, stando alle parole di Pieczenik, fu presa da Cossiga o Andreotti.




L'ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga è stato intervistato in occasione del documentario. Dopo aver visionato le immagini di Pieczenik ha commentato: "Doveva evitarsi la trattativa, perché si sarebbe sgretolato lo Stato, anche a costo di farlo morire".

Se volete vedere il video, questo é il link.

Secondo voi, sà più di conferma o di smentita?
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Di Manlio  20/02/2008, in Pensieri liberi (3861 letture)
Segreti di Stato non è un romanzo qualsiasi.
Ameno per due motivi:
1) l'autore si chiama Massimiliano Passamonti (nella foto sotto) e ha fatto parte per diversi anni di uno dei reparti di eccellenza delle nostre Forze Armate: il gruppo incursori della Marina, i "famosi" COMSUBIN.
2) la storia che Passamonti racconta è ambientata nell'Italia della strategia della tensione e vede protagonisti uomini della politica, dei servizi, della Marina Militare e un gruppo di terroristi della Brigata NoGlobal, un gruppo di estrema sinistra che pratica la lotta armata.

Si tratta di un bel thriller in cui non mancano, seppure in forma romanzata, riferimenti storici puntuali ed un nuovo punto di vista dal quale osservare gli anni della strategia della tensione, che tanti dolori hanno provocato al nostro Paese, dai quali non siamo ancora riusciti a venire fuori con una verità trasversale che possa attraversare le ragioni di tutti e portare ad una riappacificazione tra le diverse forze in gioco sia oggi che ieri.


Segreti di Stato è un libro che consiglio davvero a tutti, in particolar modo a chi vuole ragionare su una chiave di lettura del caso Moro sicuramente per molti versi di fantasia ma che non tralascia precisi riferimenti a luoghi, fatti o persone protagoniste di quel periodo.
Senza voler rovinare la lettura a chi vorrà seguire il mio consiglio, vorrei proporre uno spunto di discussione sull'idea drammaturgica di Passamonti.

Un gruppo di estrema sinistra opera in Italia.
Il Ministero dell'Interno, non fidandosi dei servizi segreti in quanto alcuni elementi si mostravano scontenti della riforma di ristrutturazione che il sistema politico stava per varare, chiede al comandante dei COMSUBIN di infiltrare un suo uomo all'interno del gruppo. L'operazione riesce ed il giovane incursore viene a conoscenza del tentativo che il gruppo sta portando avanti di rapire un importante leader politico. Il Ministro dell'Interno decide di consentire il rapimento (perchè l'evento sarebbe stato politicamente a lui favorevole) ma di attivare i COMSUBIN per ottenere la liberazione dell'ostaggio.
In quest'ottica viene organizzata una prova generale del blitz, cammuffata da esercitazione, utilizzando un casolare prefabbricato identico a quello nel quale, secondo le informazioni raccolte dall'infiltrato, sarebbe stato condotto il rapito.
Anche i servizi segreti, all'insaputa del Ministro dell'Interno, stanno muovendosi nella vicenda. Così quando viene effettuato il rapimento, per i COMSUBIN si tratta di una cosa inaspettata e perdono il controllo della situazione. Sicuri che l'ostaggio sia stato portato nel luogo a loro noto, decidono di effettuare subito l'irruzione che avevano già provato in esercitazione.
Ma i servizi tirano ai COMSUBIN un brutto scherzo ed il blitz fallisce miseramente.
Il rapimento va avanti ed anche i servizi perdono il controllo delle operazioni. Non potendosi fidare più di nessuno viene deciso che la soluzione migliore è rappresentata dalla morte dell'ostaggio.

Si trovano molti riferimenti a due operazioni realmente accadute come "Smeraldo" (21 marzo '78) e "Rescue Imperator" (prova generale del 12 febbraio '78).

Mi piacerebbe poter avviare delle riflessioni assieme a voi su tre questioni particolari:
a) I servizi sapevano qualcosa?
b) Alti e limitati vertici delle istituzioni sapevano qualcosa?
c) Il sequestro si è evoluto verso direzioni non pi controllabili e questo avrebbe portato alla decisione della morte dell'ostaggio come minor male?

Ovviamente, sottolineo che la vicenda raccontata da Passamonti, deve essere presa per quello che è: un romanzo.
E quindi opera di assoluta fantasia...
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