vuoto a perdere

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Dal Libro
  Prefazione 
  Un destino da "vuoto a perdere" 
  Lo spettacolo e la battaglia 
   



Documento inedito

 
Nel libro ho pubblicato la testimonianza di un collaboratore dell'ufficio in via Fani 109 di cui parla il Sig. Barbaro. Dal suo racconto emergono degli elementi nuovi sui quali nessuno ha ancora fatto chiarezza.
Sarebbe interessante poter approfondire con i protagonisti > leggi <



 

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Prefazione

Nell’ampio panorama di libri che trattano, a vario livello, il Caso Moro, “Vuoto a perdere” è un lavoro interessante, che si segnala per più profili di originalità.

A quasi trent’anni dagli avvenimenti gli innumerevoli testi, le infinite dichiarazioni spesso in contraddizione tra loro, la grande quantità di tentativi di depistaggio, le differenti opinioni personali di saggisti e storici, hanno contribuito a diffondere una sensazione di estrema confusione. Non è facile riuscire a riunire i differenti punti di vista, sapendo distinguere i fatti dalle opinioni, la cronaca dalle ricostruzioni.

Due tesi estreme si confrontano e tengono il campo.

Vi è chi ritiene che sul rapimento di Moro tutto l’accertabile sia ormai stato accertato permanendo zone di oscurità solo su ambiti di dettaglio, che, anche se chiariti poco aggiungerebbero alla ricostruzione complessiva. All’opposto vi è chi ritiene che il rapimento e la morte di Moro siano stati il frutto di decisioni assunte da intelligenze ancora sconosciute, avendo uomini e donne, che militavano nelle Brigate Rosse operato solo come esecutori di un mandato ricevuto.

I primi bollano i secondi di inguaribile dietrologia. I secondi ritengono che la posizione dei primi sia funzionale alla copertura di un ambito di indicibilità, che si vuole rimanga impenetrabile.

Esistono ovviamente posizioni intermedie proprie di quanti ritengono che sull’affaire Moro, molto ma non tutto sia stato accertato e, quindi, sussistano ancora domande su cui interrogarsi, nuovi percorsi per fare chiarezza su un avvenimento che ha profondamente inciso sulla nostra Storia.

Anche in sede politica la discussione continua a restare attuale; recentissimi episodi di una contemporaneità, che resta difficile, hanno ad esempio riacceso il dibattito sulla utilità della fermezza, con qualche revirement, che ha destato sorpresa, ma che in realtà rivela un convincimento abbastanza diffuso: con Moro vivo lo stallo politico degli anni ottanta non vi sarebbe stato; e nei decenni successivi meno difficile sarebbe stato l’approdo ad un bipolarismo più mite e, quindi, maturo.

In questo complessivo scenario Manlio Castronuovo si inserisce con il suo “Vuoto a perdere”, che non espone una tesi personale, ma si struttura come una ipotesi di lavoro, che parte dai fatti, per analizzarli e confrontarli, con un linguaggio a metà strada tra quello di stampo strettamente cronachistico e la narrazione tout court, portando alla luce ciò che è emerso in sede giudiziaria, storica e politica.

L’obiettivo vero e originale del lavoro è quello di lasciare al lettore la possibilità di valutare quali elementi siano credibili e quali no, sulla base delle prove e delle risultanze che, per ciascuna tessera del puzzle, emergono dall’analisi portata avanti dall’autore.

Pregio ulteriore del testo, è la sua articolazione in una struttura modulare composta da sette atti, sviluppati secondo la tecnica delle “Domande&Risposte”, e che si concludono con un riepilogo che evidenzia gli aspetti più significativi dell’analisi.

Il lettore è spinto con forza lungo un crinale ermeneutico, che lo trascina lungo gli eventi con la curiosità tipica di chi vuole scoprire da solo “il finale”.

“Vuoto a perdere” è quindi una guida indubbiamente utile per chi desidera conoscere tutto ciò che è emerso su Moro e le vicende a lui collegate nel periodo che intercorre tra il rapimento e l’uccisione per mano delle Brigate Rosse. Un’opera che ad ogni modo non si accontenta di allinearsi in maniera “politicamente corretta” al parere di qualcun altro.

Ulteriore caratteristica dell’operazione di Castronuovo è che non si esaurisce con la semplice lettura del volume editorialmente inteso, ma prosegue online in quello che più che un sito è un vero e proprio progetto sul web. Il lettore, infatti, potrà registrarsi per ottenere una login ed accedere ad un’ampia gamma di servizi e documenti di approfondimento. Potrà fornire il suo contributo e discutere assieme agli altri lettori, scaricare documentazione aggiuntiva, leggere interviste ed articoli sull’argomento, e molto altro ancora. Un modo rapido ed utile per essere sempre aggiornato sull’evoluzione delle conoscenze sul rapimento e sull’uccisione di Aldo Moro.

Giovanni Pellegrino
Presidente della Commissione Bicamerale
d’Inchiesta sulle Stragi dal 1994 al 2001

        

 

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