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L'Anello al naso, ora non ce l'abbiamo più
Di Manlio (del 17/04/2009 @ 22:23:24, in Storia, linkato 1994 volte)
Non è mia abitudine parlare di libri in questo spazio perchè di recensione di libri ce ne sono a bizzeffe online.
E con i misteri fini a se stessi, come saprete, non vado molto d'accordo perchè ritengo che molte cose siano semplicemente verità nascoste che più o meno persone conoscono e che nessuno ha intenzione di rivelare per primo.
Allora succede che le cose emergano per caso, nel corso di inchieste che nulla c'entrano con le carte emerse.
Accade così che nel 1996 grazie alla determinazione del giudice Guido Salvini che indagava sul terrorismo nero, lo studioso Aldo Giannuli scoprì in un deposito sulla via Appia a Roma degli scatoloni pieni di documenti dell'Ufficio Affari riservati.

L'esistenza di 'Anello' o 'noto servizio' stava tutta in un documento nel quale si apprendeva che esso era nato per volontà del Generle Roatta (ex capo del SIM, il servizio segreto fascista) con un unico compito: ostacolare l'avanzata delle sinistre, ad ogni costo e con qualsiasi mezzo.

Stefania Limiti, giornalista e studiosa, è partita da quel documento per ricostruire la storia di 'Anello'. si è subito capito che il 'noto servizio' è stato coinvolto in eventi determinanti della nostra storia: la fuga del nazista Kappler dell'ospedale militare del Celio, la liberazione, grazie ad un accordo con la camorra, dell'assessore democristiano Ciro Cirillo, sequestrato dalle Br, la trattativa del Vaticano con le Brigate Rosse per la liberazione di Aldo Moro.

La Procura di Roma ha chiuso l'inchiesta su 'Anello' ritenendo che è in dubbio vi siano illeciti penali ma che non sono emersi riscontri. Verrebbe da dire: "e che ve li devo fornire io, i riscontri?". Strano modo di lavorare per una Procura che ipotizza degli illeciti ma non si pone il problema di verificarne esistenza e gravità.

Per fortuna che un'altra Procura, quella di Brescia che ha indagato sulla strage di Piazza della Loggia è intenzionata a fare chiarezza. Ed infatti, proprio di 'Anello' s'è parlato nella prima udienza del processo per la strage.

E' un libro inchiesta, ed è per questo che ho deciso di parlarne. Perchè l'inchiesta è forse l'unico modo che oggi abbiamo per svelare gli ancora tanti segreti che affliggono la nostra democrazia. Incompiuta perchè il troppo sangue versato è spesso stato versato invano, incompiuta perchè in molti, in questo Stato, hanno ancora di quel sangue sporche le mani.
L'inchiesta  è  accurata: un attento lavoro dell'autrice sui documenti arricchito da un ricco apparato di note.

Lo storico Giuseppe De Lutiis ha curato la prefazione mentre il giornalista Paolo Cucchiarelli la post-fazione. Due garanzie quando si parla di servizi segreti e terrorismo nero.

Nessuno aveva mai guardato nei cassetti fino in fondo, nessuno ha mai cercato di capire meglio il 'noto servizio' forse il principale strumento dello stato parallelo. Questa inchiesta ha cominciato a farlo, ma è solo l'inizio.

«Questo libro - spiega Stefania Limiti - è il frutto di un'inchiesta giornalistica. Ho messo insieme pezzo per pezzo di un grande puzzle. Anello, come ha scritto anche il professor De Lutiis nella prefazione, ha alterato gli equilibri politici e avvelenato la democrazia. Mi auguro che da qui si possano scoprire tutti gli agganci politici avuti»

Ecco, cara Stefania. E' proprio questo il problema, come ben sai.
Il tuo lavoro, probabilmente, potrà dare il via a quel percorso di ricerca delle responsabilità dello Stato che non sono solo di impreparazione o dovute alle 'deviazioni' di singole strutture. No, sono ben  altre. Sono dirette, sono da mandante consapevole.
Occorrerebbe iniziare a spiegare ai familiari delle tante, troppe vittime, per quale Stato i loro cari sono morti. Dubito che sia lo stesso Stato che credevano di servire.

Per approfondire:
Articolo di Andrea Purgatori su Vanity Fair
I lanci di agenzia sul lavoro di Stefania Limiti

Intervista di Alessandro Forlani a Stefania Limiti
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