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News
Data news: 02/05/2009
Argomento: News
Titolo: L'Anello ed il successo del libro di Stefania Limiti
Fonte ANSA
SERVIZI SEGRETI:MEDICO DE “L'ANELLO”, POLITICI SAPEVANO TUTTO
Giovanni Maria Pedroni, illustre chirurgo, il ''medico de l'Anello'', la struttura clandestina su cui sta indagando la Procura di Brescia conferma pubblicamente, per la prima volta, l'esistenza del servizio segreto. In una intervista all'ANSA, Pedroni dice che gran parte dei politici eccellenti della prima repubblica, a cominciare da Giulio Andreotti che viene indicato come colui che ''aveva politicamente in mano la struttura'', conoscevano l'esistenza di questo servizio segreto clandestino composto da ex di Salò, imprenditori, sacerdoti, come Padre Enrico Zucca, investigatori e giornalisti e che sarebbe stato attivo dal dopoguerra al 1981, quando muore il suo capo operativo, l'ex asso dell'aviazione di Salo' Adalberto Titta.
''L'Anello era una struttura operativa che era riconosciuta ufficialmente dal governo.Il Viminale sapeva tutto''. ''Con una struttura segreta si potevano ottenere certi risultati senza che nessuno si scottasse le mani: questo era il compito de l'Anello'', dice il professore.
Pedroni, che visitò durante la fuga verso la Germania nell'agosto del 1977, l'ex tenente colonnello delle Ss Herbert Kappler ( responsabile dell'eccidio delle Fosse Ardeatine) prelevato proprio da l'Anello per esigenze di Stato, dice anche che la struttura individuo' la prigione di Moro e poteva risolvere ''facilmente'' la questione. Ci fu uno stop che venne dai politici e alla fine il Presidente della Dc venne lasciato al suo destino di morte.
SERVIZI SEGRETI: MARY PACE, GIANNETTINI PARLAVA DELL'ANELLO
La scrittrice Mary Pace, che e' stata vicina a Guido Giannettini negli ultimi anni della vita dell'agente del Sid chiamato in causa in tanti misteri d'Italia, rivela che il compagno gli parlava spesso, e con timore,proprio del ruolo giocato in tante vicende dall'Anello.
''Guido - dice - mi parlava sempre del colonnello, finto o vero che sia stato, e sottoposto a interrogatorio non ha mai voluto rivelare l'identita'. Un giorno che era in vena di confidenze mi disse il nome di battesimo, Adalberto, ma aggiunse che a me non doveva interessare di questo argomento. Mi ha sempre parlato pero' dell'Anello, e molto piu' di Gladio. Dopo aver letto questa inchiesta dedicata a 'L'Anello della Repubblica' sono piu' che mai convinta che quel riferimento fosse proprio ad Adalberto Titta'', il capo operativo del servizio clandestino.
SERVIZI SEGRETI:ANELLO,'NOTO SERVIZIO' PRIMA REPUBBLICA
L'ultimo, importante, riferimento sull'Anello è dei PM che hanno seguito l'inchiesta sulla strage di Piazza della Loggia a Brescia, Roberto Piantoni e Francesco De Martino, ed e' arrivato il giorno in cui si e' aperto il relativo processo, lo scorso novembre.
La Procura - dissero i due - vuole approfondire il ruolo giocato da l' Anello, un servizio segreto clandestino, attivo dall'immediato dopoguerra, che attraverso alcuni suoi uomini si sarebbe attivato anche durante i rapimenti Moro, Cirillo e del generale americano Dozier e per la fuga di Herbert Kappler dal Celio.
L'Anello, secondo l'accusa, avrebbe avuto il deposito delle armi in una caserma dei carabinieri di Milano e l'allora capitano Francesco Delfino, sotto processo per la strage, sarebbe stato in collegamento con il servizio parallelo anche attraverso Giancarlo Esposti, neofascista ucciso in una sparatoria a Pian Del Rascino, pochi giorni dopo la strage di Brescia.
Dell'Anello o ''noto servizio'' si parla da anni. I riferimenti politici sono stati costanti: avrebbe fatto riferimento, politicamente, a Giulio Andreotti e a una parte della Dc ma diversi politici ad di fuori di questa, ad esempio Bettino Craxi, ne conoscevano l'esistenza.
Il riferimento alla ''Manina o manona'' intervenute, per Craxi nella questione del secondo ritrovamento di Moro nel covo Br di via Monte Nevoso sarebbe stato proprio all'Anello, citato anche da Mino Pecorelli con il nome convenzionale di ''noto servizio''.
La Procura di Roma, che ha ricevuto a suo tempo per competenza l'incartamento da Brescia, ha archiviato la questione nel 2002 non ravvisando ipotesi di reato. Tutto e' nato dal ritrovamento da parte del Professor Aldo Giannuli di un deposito di carte degli Affari Riservati sulla via Appia, a Roma. Tra i fascicoli anche le ''veline'' che svelavano l'esistenza del ''noto servizio'', poi indicato con il nome di Anello. Della questione si seppe di più nel 2000 quando una lunga relazione venne inviata alla Commissione stragi. L'ipotesi da cui si parte - una struttura civile, infarcita di ex Salò, imprenditori, religiosi, e uomini ''dell'ombra'', posti all'incrocio tra affari e politica e che e' intervenuta in tanti ambiti, ben oltre il limite della raccolta di informazioni e anche con presunte uccisioni - poggia non solo sulle veline e vecchi riscontri documentali ''coerenti'' con le carte trovate in archivi vari ma anche con le dichiarazioni di alcuni componenti la struttura che hanno fornito importanti elementi ai carabinieri. Il modulo operativo prevalente era quello dell'arruolamento, momentaneo, della malavita per singole ''operazioni'', il dossieraggio, le campagne di diffamazione e disinformazione ed anche gli interventi condizionanti nei grandi scandali economici e criminali della Repubblica. Nella caserma di via Moscova, a Milano, erano le armi della struttura e a due passi vi era la sede principale. Adalberto Titta ha via via assunto i contorni del capo operativo, mentre altri uomini si adoperano in campo imprenditoriale ed economico. A fondare la struttura nel '45 sarebbe stato il generale Mario Roatta, ex capo del Sim, il servizio segreto durante il fascismo, che passo' poi la mano ad un misterioso Otimsky. Un nome, come quello di Padre Zucca, che compare in tante vicende quantomeno complesse (come la questione delle lettere di De Gasperi pubblicate da Guareschi e che costarono il carcere all'autore di Don Camillo) e che raccolse una ingente somma per un eventuale riscatto per salvare la vita ad Aldo Moro, e' molto indicativo. Padre Zucca fu colui che nascose, dopo il trafugamento da parte di nostalgici fascisti, il corpo di Mussolini a Milano poco dopo la fine della guerra.
La struttura, almeno nelle carte citate nella relazione inviata da Brescia a San Macuto, avrebbe avuto un rapporto privilegiato con Giulio Andreotti (si citano soprattutto carte degli anni Settanta). Tra l'altro si riportano informative e veline che attribuiscono al senatore a vita il ruolo di ''fomentatore della destra eversiva'' (cui arrivavano armi ed esplosivi) tramite alti ufficiali dell'Arma e guastatori che operavano in Sardegna. Una seconda relazione della Procura di Brescia ha sostenuto che questa struttura possa aver ospitato al suo interno personaggi di primo piano dell'eversione degli anni Settanta; che l'azione di alcuni personaggi, indicati come membri della struttura, possa essersi intrecciata con la strage di piazza Fontana e che questo servizio possa essere in qualche modo ''connesso'' alla strage di Piazza della Loggia (''anche se non necessariamente come mandante o organizzatore'') al punto che le indagini hanno potuto portare a interessarsi proprio del ruolo giocato da l'Anello a Brescia.
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