Un non-compagno che sbaglia
Da una premessa tutto sommato accettabile, sullo Stato imperialistico delle
multinazionali, le Brigate Rosse traevano tre conclusioni sbagliate e deliranti
Umberto Eco
In un sito Internet che si
intitola 'La storia nascosta' si virgoletta una mia presunta dichiarazione a 'El
Pais' e mi si fa dire:"Le Brigate rosse avevano un'idea giusta di combattere le
multinazionali, ma hanno sbagliato nel credere nel terrorismo". Se ne deduce
pertanto che io condividerei la formula 'compagni che sbagliano', e che
sosterrei che "le idee erano condivisibili, erano i metodi che non andavano". E
conclude: "Se è questo il contributo di riflessione della cultura italiana, a
trent'anni dall'assassinio di Aldo Moro, è un film già visto. Purtroppo".
Il sito raccoglie tuttavia anche i commenti dei
visitatori e trovo sensato l'intervento di un anonimo che scrive "ho qualche
dubbio che il Prof. Eco abbia pronunciato parole così banali. Nel 'Pendolo di
Foucault' c'è (tra mille altre cose) una sua personale valutazione degli anni di
piombo, che di certo non esalta il mondo del terrorismo. Sarei curioso di
sentire le sue parole esatte, e non la versione che ci arriva dai giornali".
Invece il tenutario del sito non solo non ha letto né il mio 'Pendolo di
Foucault' né gli articoli che scrivevo su 'Repubblica' ai tempi dell'affare Moro
e che ho poi ripubblicato nel mio libro 'Sette anni di desiderio' (ed è suo
diritto, che difenderò sino alla morte), ma ho il sospetto che non abbia letto
neppure la mia intervista al 'Pais' e si sia basato su alcuni trafiletti
italiani che ne riassumevano alcune battute. Dedurre da premesse incomplete e
fallaci è errore di logica, e non può essere riconosciuto come diritto.
Tuttavia rispondo per rispetto di quel prudente
anonimo che invece usa leggere, e per altri che dalla visita a questo sito
malizioso potrebbero essere condotti (in buona fede) sul sentiero dell'errore.
Le cose che avevo detto nel corso di quell'intervista
spagnola erano le stesse che avevo scritto trent'anni fa. Dicevo che i giornali
definivano 'deliranti' i comunicati delle Brigate rosse quando sostenevano che
esisteva il cosiddetto SIM, ovvero lo Stato Imperialistico delle Multinazionali,
mentre questa (anche se espressa con una formula un poco folkloristica) era
l'unica idea non delirante di tutta la faccenda, salvo che non era la loro, ma
l'avevano presa a prestito da molte pubblicazioni europee ed americane, in
particolare dalla 'Monthly Review'. Parlare allora di Stato delle multinazionali
voleva dire ritenere che gran parte della politica del globo non era più
determinata dai singoli governi, bensì da una rete di poteri economici
transnazionali che poteva decidere persino delle guerre e delle paci. A quei
tempi l'esempio principe era quello delle Sette Sorelle petrolifere, ma
oggigiorno anche i ragazzini parlano di globalizzazione e globalizzazione vuole
appunto dire che noi mangiamo insalata coltivata nel Burkina Fasu, lavata e
impacchettata a Hong Kong, e spedita in Romania per essere distribuita poi in
Italia o in Francia. Questo è il governo delle multinazionali, e se l'esempio vi
pare banale, pensate come grandi compagnie aeree transnazionali possano
determinare le decisioni del nostro governo circa il destino dell'Alitalia.
Quelle che erano veramente deliranti nel
pensiero delle Brigate rosse e dei gruppi terroristici affini erano le
conclusioni che ne traevano: primo, che per battere le multinazionali si dovesse
fare una rivoluzione in Italia, secondo che per metterle in crisi si dovessero
ammazzare Moro e tante altre brave persone, terzo che le loro imprese avrebbero
spinto le masse proletarie a fare la rivoluzione.
Queste idee erano deliranti anzitutto perché la
rivoluzione in un solo paese alle multinazionali non avrebbe fatto né caldo né
freddo, e in ogni caso la pressione internazionale avrebbe rapidamente
ristabilito l'ordine; secondo perché il peso di un politico italiano, in questo
gioco di interessi, era del tutto irrilevante; e terzo perché si doveva sapere
che, per quanta gente i terroristi avessero ammazzato, la classe operaia non
avrebbe fatto la rivoluzione. E per sapere questo non era necessario prevedere
lo svolgimento degli eventi, ma bastava vedere quello che era successo
nell'America Latina coi Tupamaros uruguayani e movimenti analoghi (che al
massimo avevano convinto i colonnelli argentini a fare non la rivoluzione ma il
colpo di Stato), mentre le masse proletarie non muovevano un dito.
Ora chi trae tre conclusioni sbagliate da una
premessa tutto sommato accettabile non è un compagno che sbaglia. Se un mio
compagno di scuola avesse affermato che il sole gira intorno alla terra o che
due più due fa cinque non lo avrei definito un compagno che sbagliava bensì un
coglione. Il fatto che oggi ritroviamo persino un terrorista rosso occupato a
fare attentati alle moschee nel nome della Lega, mostra appunto che non erano
molto assennati.
Pertanto l'unico compagno (ma di chi?) che
sbaglia è il signore che gestisce quel sito.
L'Espresso, La bustina di Minerva (02 maggio
2008)
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