|
SCALZONE: PISTAROLI DA POSTRIBOLO, CHIEDANO A PRODI
"Autop interrogò leader dc? Siamo a capolinea paranoia"
Milano, 27 mar. (Apcom) - "Ormai siamo al
capolinea della paranoia. Questi pistaroli da postribolo potrebbero chiedere a
Prodi chiarimenti sui tavolini che ballano e non a noi altri". Parla Oreste
Scalzone, l'ex leader di Autonomia Operaia interpellato da Apcom in merito al
contenuto delle rivelazioni dell'ultimo numero del settimanale Panorama.
A condurre il "processo" ad Aldo Moro nella
"prigione del popolo" non furono i brigatisti rossi che avevano partecipato
all'azione di via Fani, ma gruppi diversi, tra cui probabilmente anche qualche
dirigente di Autonomia operaia, scrive il settimanale citando una relazione del
Cesis che riferiva della conversazione intercettata tra due brigatisti in
carcere. Gli stessi dirigenti di Autop una volta terminati gli interrogatori,
presero in consegna le bobine con le dichiarazioni del prigioniero. Sino a oggi
era solo un'ipotesi, per quanto fondata, aggiunge Panorama che conclude: "Ora
diventa una certezza, alla luce di un altro dei tanti documenti secretati che la
magistratura non ha mai potuto utilizzare". "La dietrologia, la spiegazione dei
fatti come complotto, marionette e pupari dimostra il processo di decerebrazione
umana perchè la ricerca di una causalità ad ogni costo e per tutto è assurda per
esempio per chi si proclama evoluzionista. Chi cerca la causalità sia
creazionista e pervenga con i teocon al diavolo e al buon Dio invece che
fermarsi a qualche Licio Gelli" aggiunge Scalzone.
Per l'ex leader di Autonomia, libero da oltre
un anno di tornare in Italia dopo un lungo "esilio" in Francia per la
prescrizione dei reati, "gli intellettuali si abbrutiscono a spacciare per
dubbio ciò che non è neanche sospetto ma è contro-certezza, superstizione,
stolta e paranoica. I pistaroli da postribolo chiedano chiarimenti a Prodi sui
tavolini che ballano". Il riferimento di Scalzone è alla seduta spiritica nei
pressi di Bologna a cui parteciparono Prodi e alcuni suoi amici e durante la
quale venne fuori il nome di Gradoli come possibile luogo della prigionia di
Aldo Moro.
"Per fare contenti gli idioti sarei tentato di
rispondere di sì, cioè che fui io a interrogare Moro. Del resto all'epoca ero
professore nei corsi delle 150 ore per lavoratori e, si sa, i professori
interrogano..." conclude l'ex leader di Autonomia Operaia.
|