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ISBN 9788867559756
Ultima versione
1.0 del 22/05/2013
Tipologia: Novità

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Vuoto a perdere è il solito libro sul caso Moro?
Ascolta cosa ne pensa Giovanni Pellegrino
(Presidente della Commissione Stragi dal 1994 al 2001)


Documento inedito

 
Nel libro ho pubblicato la testimonianza di un collaboratore dell'ufficio in via Fani 109 di cui parla il Sig. Barbaro. Dal suo racconto emergono degli elementi nuovi sui quali nessuno ha ancora fatto chiarezza.
Sarebbe interessante poter approfondire con i protagonisti > leggi <


 

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Il nunzio Mennini torna a testimoniare sul caso Moro
07/03/2015 - La Stampa - Andrea Tornielli  
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Il nunzio Mennini torna a testimoniare sul caso Moro
All'epoca del sequestro era viceparroco e ricevette lettere dello statista. Fu ascoltato dai magistrati, dalla Commissione parlamentare d'inchiesta nel 1980 e a uno dei processi sul rapimento e l'uccisione del politico Dc. Cossiga ipotizzò che avesse incontrato il prigioniero nel covo delle Br

Il nunzio apostolico in Gran Bretagna, l'arcivescovo Antonello Mennini, sarà ascoltato lunedì 9 marzo dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Moro presieduta da Giuseppe Fioroni, che ha avviato i suoi lavori nell'ottobre scorso. Il prelato deporrà a Roma, con l'autorizzazione dei superiori della Segreteria di Stato (il Papa, assicurano autorevoli fonti vaticane, non è stato coinvolto in alcun modo nella decisione). Ha preso alcuni giorni di vacanza in concomitanza con la convocazione. Ma non è la prima volta che «don Antonello» viene ascoltato in merito al ruolo che ha svolto nei giorni del sequestro.

Mennini, uno degli undici figli di un importante dirigente dello Ior, era stato allievo di Moro all'università e al tempo dei 55 giorni di prigionia del presidente democristiano era viceparroco della chiesa di Santa Lucia al quartiere Trionfale. Il suo ruolo emerge da alcune intercettazioni telefoniche. Fece da tramite per trasmettere alcune lettere scritte dallo statista e indirizzate a varie persone. Si è sempre ipotizzato che durante il sequestro avesse potuto incontrare Moro nel covo delle Brigate Rosse e addirittura confessarlo e impartirgli l'estrema unzione prima dell'uccisione. Di questo si è sempre detto convinto Francesco Cossiga (all'epoca ministro dell'Interno): «Don Antonello Mennini raggiunse Aldo Moro nel covo delle Brigate Rosse e noi non lo scoprimmo. Ci scappò don Mennini».

L'audizione di lunedì non è affatto una prima assoluta. Don Mennini, che all'epoca dei fatti era un semplice sacerdote della diocesi di Roma venne ascoltato dagli inquirenti - il 2 giugno 1978 e il 12 gennaio 1979, poi una terza volta nel febbraio '79 - e comparve davanti alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Moro il 22 ottobre 1980. Nel 1981 entrò a far parte del servizio diplomatico della Santa Sede, ma nel settembre 1986 venne di nuovo ascoltato dalla magistratura che indagava sul caso. Mennini è diventato arcivescovo nel 2002, come rappresentante del Papa nella Federazione Russa. Da Benedetto XVI è stato poi trasferito alla nunziatura in Gran Bretagna. Fin dalle prime testimonianze rese davanti ai magistrati inquirenti don Antonello aveva ammesso di aver ricevuto durante rapimento comunicazioni telefoniche e scritti su segnalazione del sedicente professor Nicolai, alias il brigatista Valerio Morucci, che aveva prelevato nei luoghi indicati e consegnato alla famiglia Moro.

Davanti alla Commissione parlamentare d'inchiesta, don Mennini «non fu per nulla reticente», ma venne «chiamato a rispondere più per un coinvolgimento derivante da intercettazioni telefoniche che non per il sospetto di esser stato tramite, sequestro in corso, di un contatto tra il prigioniero e il mondo esterno». Ha sempre negato di aver incontrato Moro nel covo di via Montalcini, dove lo statista fu rinchiuso durante i 55 giorni del sequestro.

Una svolta nella vicenda fu determinata, nell'ottobre 1990, dal ritrovamento di decine di lettere di Moro nel covo brigatista di via Monte Nevoso, nascoste dietro una parete di cartongesso. Da questo memoriale erano emerse corrispondenze tra Moro e il giovane sacerdote che «testimoniavano un coinvolgimento enormemente superiore a quello ipotizzato». Nel 1993 venne nuovamente ascoltato come testimone davanti alla Corte d'Assise durante il processo Moro quater, affermando di non aver ricevuto altre lettere rispetto a quelle conosciute.

Nel 1995 Mennini, con una lettera, formalizzò il suo rifiuto a comparire davanti alla nuova Commissione parlamentare d'inchiesta, dichiarando di non avere nulla da aggiungere rispetto a quanto da lui già riferito in sede giudiziaria ed alla prima Commissione Moro. Nessuno dei brigatisti coinvolti nel sequestro e nelle trattative che vi furono in quei giorni ha mai confermato la presenza di Mennini accanto a Moro. In particolare Mario Moretti, l'ha categoricamente negato affermando: «Figurarsi se facessimo venire una persona qualsiasi nella base. Ma neanche un prete. Si è detto che aveva parlato con un sacerdote, perché fa cinema. Non è mai successo».

Don Mennini durante i giorni del sequestro si assentò da Roma per una settimana, partecipando a un pellegrinaggio a Lourdes. Dal memoriale Moro risulta che lo statista pensò di rivolgersi a lui attorno al 20 aprile, ritenendo che il precedente canale utilizzato fosse ormai bruciato dai controlli della polizia. Dalle lettere del sequestrato si comprende che riteneva il sacerdote non solo un utile canale per far pervenire le sue lettere, cosa che effettivamente avvenne, ma anche interlocutore al quale poter rivolgere delle domande e attraverso il quale ricevere degli scritti dall'esterno.

In una lettera indirizzata a don Antonello, non recapitata ma scritta intorno al 24 aprile, Moro oltre a scusarsi del fatto di approfittare «così spesso di te» - don Mennini aveva già consegnato le lettere del prigioniero il 20 e il 24 aprile - gli chiede di raccogliere «notizie sulla salute di casa» e di tenersi «pronto a rispondere, quando mi sarà possibile di domandartelo. Mi potrebbero scrivere qualche rigo? tramite te?». In una successiva missiva a don Antonello, non recapitata ma scritta dopo il 25 aprile, Moro ritiene possibile addirittura «chiamare»” il sacerdote e «consegnargli il pacchetto» in cui ha riunito le lettere ai familiari affinché le tenga intanto per sé e le consegni alla moglie a tempo debito, dopo avergliene parlato solo ed esclusivamente a voce.

In sede di Commissione Stragi il presidente Giovanni Pellegrino concluse che «il complesso delle acquisizioni conferma» l'esistenza di un canale di ritorno, e riguardo all'identità di colui che faceva da tramite ritenne «certi almeno contatti di don Mennini, se non direttamente con Moro prigioniero, con i brigatisti o con loro emissari».

Andrea Tornielli (7 marzo 2015, La Stampa)

 

       

 

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