vuoto a perdere

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ISBN 9788867559756
Ultima versione
1.0 del 22/05/2013
Tipologia: Novità

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Stato e Brigate Rosse, occhi negli occhi 40 anni dopo
12/09/2014 - Panorama d'Italia - Gianluca Ferraris  
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Stato e Brigate Rosse, occhi negli occhi 40 anni dopo
Incontro storico a Verona tra il generale dei Carabinieri in pensione Mario Mori e l’ex brigatista Alberto Franceschini, intervistati da Giovanni Fasanella

“Forse la nostra nascita e la nostra azione erano necessarie”.

“Forse anche le nostre. Come se avessimo bisogno di esistere l’uno per l’altro”.

Un incontro storico, nel senso letterale del termine. Un pezzo di storia del nostro Paese che deflagra e dopo 40 anni esatti prova a ricomporre il puzzle di una storia complicata. Senza nessun intento di salire in cattedra, senza nessuna concessione al talk show, ma solo con la voglia e probabilmente anche il bisogno, di raccontare. E magari capire. Era il settembre del 1974 quando il generale dei Carabinieri Mario Mori, una leggenda dell’ordine pubblico italiano, allora agli ordini del nucleo antiterrorismo comandato dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, arrestò Alberto Franceschini, uno dei componenti del nucleo storico delle Brigate Rosse. Oggi, moderati dal giornalista di Panorama Giovanni Fasanella, Stato e Antistato si sono guardati negli occhi per la prima volta da allora, rievocando quei giorni in cui “guerra civile”, per l’Italia, non era una frase scritta sui libri di scuola ma qualcosa che si respirava, ogni giorno, lasciandoti stomaco e testa pesanti come blocchi di ghisa e domande ancora oggi prive di risposta. Ecco come due dei maggiori protagonisti di quegli anni bui hanno ripercorso il loro, e nostro, tratto di strada più difficile e intenso.

Franceschini contribuì a fondare le Br con Renato Curcio e Mario Moretti e fu incarcerato dagli uomini di Mori prima di macchiarsi di fatti di sangue. Di quei primi, caotici anni di terrorismo rosso ricorda “la frenesia, la necessità che sentivamo dentro di sovvertire un certo ordine, la convinzione che studenti e operai, soprattutto i secondi, si sarebbero schierati senza esitazioni dalla nostra parte, anche se a quell’ordine erano già organici. Io sono nato a Reggio Emilia, vivevo sotto gli effetti di quella che definisco la resistenza partigiana tradita. L’idea di provare a rifare la rivoluzione, in un momento storico come quello – le rivolte di piazza, la morte di Giangiacomo Feltrinelli, la crisi di identità del movimento operaio – per me aveva un suo fondamento politico. E se mi lasciai suggestionare io, che avevo trent’anni, pensiamo a chi era molto più giovane”. Dello stesso periodo Mori rievoca invece “i continui cambi di direzione investigativi, la fatica, l’idea di avere a che fare con un nemico nuovo che andasse affrontato con armi nuove”.

Le immagini dell’incontro:

La discussione si protrae toccando molti dei temi chiave di quel periodo. La figura investigativa del generale Dalla Chiesa, i suoi metodi investigativi straordinari e il suo utilizzo talvolta spregiudicato di infiltrati e pentiti; il sequestro Moro con i suoi enigmi irrisolti che hanno alimentato decenni di dibattiti e dietrologie; le teorie complottiste sul blitz che nel 1975 uccise Mara Cagol, la compagna di Curcio, e quelle sui legami brigatisti con i servizi segreti di mezzo mondo; la fine ideologica e militare della lotta armata; i pentimenti; la memoria fallace che troppe valte infanga chi indagò e perdona chi uccise; il filo rosso che dall’Italia a Parigi accomuna il terrorismo rosso di ieri e di oggi, fino alla vicenda di Cesare Battisti e al suo mancato arresto. E molte altre cose che potrete leggere prossimamente su Panorama.

“Penso che avremmo potuto continuare per un’altra ora”.

“Anche di più”.

Gianluca Ferraris (12 settembre 2014, Panorama d'Italia)

 

 

       

 

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