vuoto a perdere

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ISBN 9788867559756
Ultima versione
1.0 del 22/05/2013
Tipologia: Novità

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Vuoto a perdere è il solito libro sul caso Moro?
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(Presidente della Commissione Stragi dal 1994 al 2001)


Documento inedito

 
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L’ex ispettore e i misteri del caso Moro “Parlerò solo con pm e in Parlamento”
23/03/2014 - La Stampa - Grazia Longo e Massimo Numa  
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L’ex ispettore e i misteri del caso Moro “Parlerò solo con pm e in Parlamento”
Enrico Rossi aveva indagato su una lettera inviata nel 2009 a La Stampa Al centro i due motociclisti sulle Honda comparsi in via Fani. C’era un torinese?

L’ex ispettore della Digos Enrico Rossi sa di essere, da poche ore, al centro dell’attenzione. Ha rivelato all’Ansa alcuni retroscena del caso Moro, in particolare sul ruolo - mai chiarito - di un motociclista, in sella a una Honda, comparso in via Fani nell’ora X del rapimento di Aldo Moro e della strage della sua scorta. Deciso a raccontare la «sua» verità, perchè gli accertamenti che furono svolti in allora dai suoi colleghi in modo scrupoloso non portarono a nulla. «Tutto è partito - ha detto Rossi all’Ansa - da una lettera anonima scritta dall’uomo che era sul sellino posteriore dell’Honda in via Fani quando fu rapito Moro. Diede riscontri per arrivare all’altro. Dovevano proteggere le Br da ogni disturbo. Dipendevano dal colonnello del Sismi che era lì».

Le ricerche dell’ispettore sono nate da una lettera anonima inviata nell’ottobre 2009 alla redazione de La Stampa. Questo il testo: «Quando riceverete questa lettera, saranno trascorsi almeno sei mesi dalla mia morte come da mie disposizioni. Ho passato la vita nel rimorso di quanto ho fatto e di quanto non ho fatto e cioè raccontare la verità su certi fatti. Ora è tardi, il cancro mi sta divorando e non voglio che mio figlio sappia. La mattina del 16 marzo ero su di una moto e operavo alle dipendenze del colonnello Guglielmi, con me alla guida della moto un altro uomo proveniente come me da Torino; il nostro compito era quello di proteggere le Br nella loro azione da disturbi di qualsiasi genere. Io non credo che voi giornalisti non sappiate come veramente andarono le cose ma nel caso fosse così, provate a parlare con chi guidava la moto, è possibile che voglia farlo, da allora non ci siamo più parlati, anche se ho avuto modo di incontralo ultimamente...Tanto io posso dire, sta a voi decidere se saperne di più». La polizia avviò così le prime indagini.

In una casa di Cuneo, dove l’uomo ha vissuto con la prima moglie, vengono trovate due armi regolarmente denunciate: una Beretta e una Drulov, un’automatica di precisione di fabbricazione cecoslovacca. E le pagine originali di Repubblica dei giorni del sequestro Moro. Rossi afferma di aver chiesto di sentire la coppia e di ordinare una perizia sulle armi. Ma non accadde nulla. Sui dettagli dell’indagine Rossi è pronto a testimoniare . «Ma solo con la magistratura e nelle commissioni parlamentari.  Aspetto di essere convocato».

Che l’Honda blu presente in via Fani il 16 marzo del 1978 rappresenti un mistero è un dato assodato. Tutte da chiarire sono invece le rivelazioni di Rossi: la procura di Roma, che si sta occupando del caso, non ha per ora trovato riscontri. L’attività degli inquirenti, comunque, prosegue. Intanto la memoria ricorre a pochi mesi fa, quando - il 6 novembre scorso - l’ex brigadiere della Guardia di Finanza Giovanni Ladu è stato indagato per calunnia dalla procura della capitale proprio perché, secondo la pubblica accusa, aveva fornito informazioni false sul caso Moro .

 

Grazia Longo e Massimo Numa (23 marzo 2014, La Stampa)

 

       

 

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