\\ Home Page : Articolo : Stampa
Figli di mafiosi e figli di Stato
Di Manlio (del 15/12/2008 @ 15:24:16, in Attualitā, linkato 1901 volte)
All'inizio del mese i giornali hanno riportato (>Leggi<) le dichiarazioni rammaricate dei figli del boss mafioso Bernardo Provenzano che chiedevano di non dover scontare le colpe del padre.

Chi ha letto "Vuoto a perdere" e segue regolarmente il sito, conosce bene una situazione ben diversa negli intenti ma che ha provocato ai figli del protagonista un mare di problemi. Il protagonista si chiamava Benito Cazora un Onorevole della DC che nel '78 era riuscito a trovare un canale utile per giungere alla liberazione di Aldo Moro e che da allora ha visto iniziare i guai per se e per la sua famiglia.

Quella che segue è una risposta alle richieste dei figli di Provenzano, ricca di amare considerazioni e di una rassegnazione che forse non lascia scampo a pensare che, invece, a chi opera per il bene dello Stato non è detto che non debba avere di che pentirsi.

Pubblico volentieri l'appello di Marco Cazora e rimando ad un dossier di approfondimento per chi ne volesse sapere di più. >Dossier<


Vorrei cambiare il mondo ma ho perso lo scontrino.
di Marco Cazora

Vorrei cambiare il mondo sì, ma solo Dio può farlo anche se spesso l'uomo da solo fa di tutto per modificarlo riuscendoci perfettamente.
Leggo le dichiarazioni dei figli del mafioso Provenzano, essi lamentano di non voler pagare le colpe del padre. Oggi ho 46 anni mi ritrovo senza lavoro ed in condizioni di salute non proprio ottimali, senza soldi, senza casa, sin qui nulla di strano una modalità di vita che appartiene forse a molti. La differenza risiede nel fatto che mio padre a differenza di Provenzano non è stato un mafioso ma un uomo di stato (di quale poi?), si chiamava Benito Cazora ed in qualità di assessore al Comune di Roma negli anni '70 ricevette concrete minacce di morte per aver abbattuto palazzi abusivi, gli fu rubata l'auto poi ritrovata bruciata e gli fu recapitato un biglietto che diceva testualmente “la prossima volta con te dentro”.
Durante il rapimento di Aldo Moro si adoperò testardamente nel tentativo di salvarlo. Vengo a scoprire soltanto da poco che anche in quel caso fu minacciato di morte, attraverso documentazione della Digos dell'epoca come risulta solo di recente dagli atti della Commissione Pellegrino tramite telefonate e ripetuti pedinamenti.
In entrambi i casi mio padre non fu tutelato e messo sotto scorta, cosa che oggi farebbero per molto meno e per chiunque. Oggi esistono ministri che vantano il disagio dell'essere sotto scorta per aver magari solo detto qualcosa contro le Brigate Rosse.
Lavanderie a me non le hanno tolte, poiché mio padre non me ne ha lasciate, a me il lavoro lo hanno tolto perchè Cazora è un brutto cognome da portare, a me hanno tolto la casa in affitto mentre gli altri ne compravano anche 7, a me hanno tolto tutto ma non la dignità, non ci vivo ma perlomeno posseggo una cosa che oramai in pochi hanno.
Vorrei cambiare i politici che hanno permesso tutto questo, vorrei cambiare i giornalisti che se ne fregano di parlare del nesso tra quanto fece mio padre e la mia situazione personale perchè ciò, dicono, non fa notizia, vorrei cambiare il popolo che legge ormai assuefatto e si comporta di conseguenza. Il problema è che non posso farlo non perchè tutto è più grande di me ma “semplicemente” perchè io per questo paese non esisto.