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Miserabile Italia. Le agenzie su "Venerabile Italia"
Di Manlio (del 01/11/2008 @ 22:03:57, in Attualità, linkato 1632 volte)
Alla conferenza stampa di presentazione della trasmissione "Venerabile Italia" >ascolta< Licio Gelli ha avuto modo di parlare di politica e di attualità passando dalle stragi, a Berlusconi alla riforma Gelmini.
Insomma, come potrete capire, ce n'è per tutti i gusti ed il linguaggio è quello del "Venerabile": diretto e audace.


Sul Piano di rinascita democratica:
«l’unico che può andare avanti è Berlusconi: non perchè era iscritto alla P2 ma perchè ha la tempra del grande uomo che ha saputo fare, anche se ora è in momento di debolezza perchè usa poco la maggioranza parlamentare [...] tutti si sono abbeverati al Piano di rinascita democratica, tutti ne hanno preso spunto. Mi dovrebbero pagare i diritti, ma non fu possibile depositarli alla Siae».
Sul Presidente della Camera Fini: «Avevo molta fiducia in Fini perchè aveva avuto un grande maestro, Giorgio Almirante. Oggi non sono più dello stesso avviso, perchè ha cambiato».
Sulla riforma Gelmini: «In linea di massima sono d’accordo con la riforma Gelmini perchè ripristina un pò di ordine [...] Il maestro unico è molto importante perchè, quando c’era, conosceva l’alunno. [...] l’abbigliamento è importante perchè l’ombelico di fuori non dovrebbe essere consentito».
Sulle manifestazioni di piazza: «le manifestazioni non ci dovrebbero essere, gli studenti dovrebbero essere in aula a studiare. Nelle piazza non si studia; se viene garantita la libertà di scioperare dovrebbe essere tutelato anche chi vuole studiare, e molti in piazza non ne hanno voglia. Dovrebbe essere proibito di portare i bambini in piazza perchè così non crescono educati»
Sulle stragi: «Le stragi ci sono sempre state e ci saranno sempre perchè non c’è ordine: infatti sono arrivate dopo gli anni ‘60. Se domani tornassero le Br ci sarebbero ancora più stragi: il terreno è molto fertile perchè le Br potrebbero trovare molti fiancheggiatori a causa della povertà che c’è nel paese. Le stragi sono frutto di guerra tra bande»
 
Quest'ultima considerazione ci conforta sulla qualità della trasmissione perché frutto di un raffinato ragionamento intellettuale e di un articolato pensiero storico. Complimenti, davvero.

Tra le associazioni delle vittime delle stragi, al momento (sabato 01 novembre), nessuna sembra aver avuto voglia di contraddire il Maestro. Solo l'associazione delle vittime di via dei Georgofili (Firenze) ha ritenuto opportuno di non subire queste idiozie.

Giovanna Maggiani Chelli ha replicato:
«Il signor Gelli quando afferma ‘le stragi ci sono sempre state’, dice una cosa gravissima perchè se sa qualcosa di più di quello che sappiamo noi parli visto che è alla fine della sua vita, altrimenti taccia perchè il suo qualunquismo ci offende [...] Non è vero che quando esplosero le bombe del 1993 in questo paese mancava l’ordine. Le forze di polizia funzionavano eccome [...] Gelli non sa nulla di ciò che voglia dire patire una strage. Ci risparmi l’ironia becera e spicciola. Dopo di che non si schieri con nessuno, in difesa di nessuno o dovremmo pensare davvero che questa sua uscita pubblica nel giorno dei Santi abbia un secondo fine».

La politica ha pensato bene di cogliere al balzo l'opportunità offerta da Gelli per la solita raffica di dichiarazioni autoreferenziali. Dalla richiesta da parte dell'opposizione di una presa di distanze di Berlusconi, all'accusa del PDL di pescare nel torbido. Persino Baudo e Bonolis. Ed un botta e risposta Cossiga-Rosy Bindi. >Rassegna Agenzie<


Una precisazione. Parlo di 'dichiarazioni idiote' perché ritenere che le stragi siano state l'opera di guerra tra bande criminali equivale a dire che la fame nel mondo c'è perché non ci sono sufficienti negozi. Oltretutto non è possibile ritenere che le stragi ci siano state perché c'erano le BR, per il semplice fatto che esse sono nate dopo Piazza Fontana.
Ma se il pensiero di Gelli corrispondesse alla realtà dei fatti, allora vuol dire che lui per bande non intende "rossi" contro "neri" ma fazioni contrapposte dello stesso Stato che hanno utilizzato uno strumento di morte per contrastare l'avanzata dell'avversario politico.