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Spingendo la notte un po' pių in lā
Di Manlio (del 24/01/2008 @ 14:26:50, in Attualitā, linkato 2324 volte)
Ieri sera è andata in onda una puntata speciale della trasmissione Ballarò, condotta da Giovanni Floris, di approfondimento sugli anni di piombo centrata sul bel libro di Mario Calabresi "Spingendo la notte più in la".
Il libro ha dato spunto a Floris ed ai suoi ospiti di parlare delle vittime degli anni di piombo e del loro dolore ancora profondo e aperto.
In studio, infatti, Mario Calabresi (figlio del commissario Luigi Calabresi, ucciso nel '72), Benedetta Tobagi (figlia del giornalista Walter Tobagi, ucciso nel '80 anche se non dalle BR, come erroneamente citato da Floris ma dalla Brigata 28 marzo) e Marco Alessandrini (figlio del giudice Emilio Alessandrini ucciso nel '79).

Il comune denominatore delle storie dei tre ospiti è stato, certamente, il senso di inutilità della morte dei rispettivi genitori e la sensazione di abbandono che lo stato . I tre personaggi, pur diversi nelle loro professioni, erano accomunati dalla grande passione per il proprio lavoro, erano delle persone con un alto senso della famiglia e dei valori e hanno lasciato ai loro figli un'eredità di pace e non di vendetta o caccia all'ergastolano.
Luigi Calabresi Emilio Alessandrini Walter Tobagi


Tutti e tre hanno sottolineato il diverso comportamento che lo Stato ha sempre avuto con gli ex militanti di organizzazioni di lotta armata rispetto alle loro vittime. Pur convenendo che quando una persona ha esaurito il suo debito con la giustizia secondo le vigenti leggi possa avere il diritto di rifarsi una vita non è apparso altrettanto giusto ai tre ospiti, il tentativo di rimozione della memoria che sembra spesso contraddistinguere i loro interventi.

E' giusto invitare l'ex fondatore di Prima Linea Sergio Segio, ad esempio, a dibattiti televisivi e ad interviste sui quotidiani? Naturalmente si. E' giusto che Sergio Segio scriva dei libri sugli anni di piombo? Naturalmente si. E' giusto indicare Sergio Segio come "collaboratore del gruppo Abele"? Probabilmente no.
Meglio sarebbe ricordarlo come "fondatore del gruppo armato Prima Linea, assassino del giudice Alessandrini, ora collaboratore del gruppo Abele".
Tutti devono avere una seconda chance, ma a nessuno deve essere concesso di cancellare il proprio passato reinventandosi una verginità "per il miglior offerente".

La domanda che pongo ai lettori è semplice: come rendere equilibrato il bisogno di rispetto di chi ha perso un familiare con la giusta volontà da parte di un ex militante della lotta armata di voler ammettere degli errori (e una sconfitta) e voltar pagina diventando un elemento positivo per la società?

L'interrogativo più interessante, tuttavia, l'ha posto, secondo me, Benedetta Tobagi.
Nella commissione Stragi, durata la bellezza di 12 anni, sono confluite 1.500.000 di carte. Sarebbe interessante per il Paese che fossero rese note, che la loro pubblicazione possa essere utile a chi voglia cercare delle altre risposte. In fin dei conti sono già 7 anni che la commissione ha chiuso i lavori.
Bene.

Ho recentemente parlato con la Dott.ssa Emilia Campochiaro, responsabile dell'Archivio Storico del Senato che mi ha assicurato che il prossimo 16 marzo saranno rese disponibili online tutti i documenti relativi alla vicenda del rapimento e l'assassinio di Aldo Moro (e degli uomini della scorta).
Si dice che il lavoro di archiviazione, però, non sarebbe stato compiuto da dipendenti interni del Senato, nonostante le recenti 10 assunzioni di professionisti specializzati in archivistica, ma da consulenti esterni.
Già, consulenti esterni. Che troppo spesso hanno una stretta assonanza con "nomine di partito".

Io vorrei sapere se tutto ciò corrisponde al vero o se è solo una voce maliziosa messa in giro per alimentare nuove strumentalizzazioni.
Se fosse vero, e sottolineo se, sarebbe lecito porci due domande:
1) come sono stati nominati tali consulenti? C'è stato un concorso per meriti? E, ovviamente, chi sono?
2) perchè aggravare i cittadini di ulteriori costi quando le professionalità interne non mancavano e, oltretutto, sarebbero state garanti di maggiore autonomia?

Attendo, fiducioso, le risposte.

Manlio