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Intervista a Valter Biscotti
Di Manlio (del 15/06/2007 @ 17:04:40, in Interviste, linkato 3670 volte)

1) Avv. Biscotti, lei che è stato parte civile degli ultimi processi contro le Brigate Rosse, oggi parlando di BR si fa riferimento spesso a Nuove Brigate Rosse così come trent'anni fa si parlava di "sedicenti" Brigate Rosse. Dai riscontri processuali come è opportuno definirle: nuove, vecchie o, semplicemente, Brigate Rosse?

Beh, forse trent'anni fa la parola "sedicenti" era da considerarsi più una valutazione "politica" di chi come nel PCI pur sapendo non voleva vedere e riconoscere che le azioni delle Brigate Rosse erano compiute da soggetti culturalmente formatisi a sinistra. Le BR di Lioce, Galesi e Morandi comunemente definite Nuove Brigate Rosse, hanno comunque origini profonde e non necessariamente legate alle prime azioni dei nuclei comunisti combattenti del 1992 e del 1994 nel momento in cui si sono strutturate come gruppo di avanguardia rivoluzionaria. Molto probabilmente l'attività di contiguità alla lotta armata da parte di questi soggetti trova piccoli riscontri sin dal 1986 quando durante le indagini per l'omicidio dell'ex Sindaco di Firenze Lando Conti, sia la Lioce che Morandi furono oggetto di perquisizione da parte degli investigatori. Ricordo che per quell'omicidio furono condannati i Brigatisti Cappello e Ravalli che a mio giudizio debbono considerarsi i leaders delle BR della metà degli anni '80 (omicidio Hunt, Tarantelli, Conti e Ruffilli). E dal loro arresto è seguita una fase di riorganizzazione fino alla nascita dei nuclei comunisti combattenti che, con l'esplicita approvazione delle loro azioni da parte dei leaders di cui parlavo, irriducibili in carcere, diventano Brigate Rosse Partito Comunista Combattente con l'omicidio D'Antona. La mia opinione è che questo filo di continuità arriva fino alle Brigate Rosse storiche e probabilmente l'anello di congiunzione tra le vecchie BR (fino al 1983) e quelle di Cappello e Ravalli potrebbe essere Barbara Balzarani che dalle gabbie due giorni dopo l'uccisione di Conti è l'unica a rivendicarne l'omicidio.

2) E' opinione comune che il filone toscano sia rimasto sostanzialmente inesplorato nella vicenda delle Brigate Rosse degli anni '70. E sembra che un legame di continuità territoriale con le Brigate Rosse attuali veda effettivamente protagonista la Toscana. Cosa c'e' di vero e, soprattutto, quale e' stato il ruolo del Comitato Rivoluzionario Toscano nella vicenda delle Brigate Rosse?

Diciamo che l'area toscana delle Brigate Rosse ancorchè oggetto di un importante processo celebrato a metà degli anni '80 ha lasciato qualche zona dove non è stato possibile fare piena chiarezza. Non è certamente una coicidenza che il rigenerarsi dell'organizzazione delle Brigate Rosse ha avuto come punto di riferimento l'area toscana. Come è ormai noto nella letteratura sull'argomento, il Comitato Rivoluzionario Toscano, nella vicenda delle Brigate Rosse, ha avuto un ruolo di grande rilievo soprattutto durante il sequestro Moro perchè, è pacificamente ammesso, il comitato esecutivo durante la prima fase del sequestro si riuniva proprio a Firenze in una base messa a disposizione dal Comitato Rivoluzionario Toscano.

3) Si riferisce all'abitazione che ospitò vertici delle BR nei 55 giorni, quella di via Barbieri di disponibilità dell'arch. Giampaolo Barbi?

Questo è quello che sembra essere emerso dagli atti della Commissione Parlamentare presieduta dal Senatore Pellegrino all'esito delle audizioni del Dott. Tindari Baglioni e del Dott. Chelazzi dove si afferma che fino all'epoca del sequestro Moro l'unico covo a disposizione fosse proprio quello di Via Barbieri (quello di Corso Unione Sovietica è successivo).

Io ritengo che fino all'epoca del sequestro Moro esisteva un altro appartamento a Firenze nella disponibilità delle BR che potrebbe avere le stesse caratteristiche descritte da Moretti. Ora le dico un'assoluta novità in merito che ho riscontrato e che sicuramente meriterà grande attenzione da parte degli studiosi per tutti i risvolti che ne comporta.

Gallinari nel suo ultimo libro "Un contadino nella metropoli" racconta che per ragioni di organizzazione fino all'autunno del '77 viveva insieme alla Brioschi e al "Rossino" (Bonisoli) in un appartamento a Firenze messo a disposizione da Giovanni, e nella nota del testo su questo passaggio, specifica che Giovanni era Senzani e che di fatto era il padrone di casa. Questo appartamento si trovava in una via a lato del costruendo Carcere di Sollicciano (zona che non ha niente a che vedere con Via Barbieri). Lascio immaginare ai più attenti cosa ciò può significare. Onde evitare querele mi limito soltanto ad evidenziare quanto emergerebbe dalle dichiarazioni di Gallinari: prima di tutto che Senzani era in relazione di fatto, sin dall'autunno del '77, con un membro del Comitato Esecutivo (Bonisoli) e con un membro del commando di Via Fani oltre che carceriere di Moro (Gallinari) e che esisteva un covo BR a Firenze dove si riunivano brigatisti di primissimo ordine, di cui Senzani era il padrone di casa, certamente fino all'autunno del '77. Non essendoci alcuna notizia della sua scoperta anche successivamente, ciò lascerebbe pensare che questo covo potrebbe essere stato attivo anche dopo l'autunno del '77, proprio alle soglie dell'operazione Moro.

4) Nell'ambito delle sue ricerche ha avuto modo di portare un'importante novità relativa alle registrazioni degli interrogatori di Moro. Ha evidenziato come le audiocassette contenenti gli interrogatori potrebbero essere tra quelle sequestrate in via Gradoli. Dal dicembre 2005 (data della pubblicazione di un articolo su Panorama) che lei sappia, qualcuno e' andato a verificare se tra i reperti esiste ancora traccia di quelle 18 cassette presenti nel verbale? Si e' tentato di recuperarne il contenuto? Insomma, come e' andata a finire?

Sul punto io mi sono limitato soltanto a far emergere la circostanza che a mio giudizio ritenevo e ritengo comunque utile, qualunque potesse essere il contenuto di quei passaggi registrati in una di quelle 18 cassette. So che in qualche modo è stato portato all'attenzione formale alla Procura di Roma ma al momento non so altro. La circostanza di questa cassetta con la "voce maschile che parla con compagni di alcuni articoli" è molto suggestiva, ma vi rimando ad una mia lunga intervista a Radio radicale* in sono sono spiegati tutti i dettagli.

5) Lei sta preparando un libro nel quale racconterà le sue riflessioni legate all'analisi dei documenti processuali. Quali elementi di novità, a grandi linee, secondo lei emergono da una lettura attenta ed approfondita che solo l'occhio di un avvocato può fare delle carte dei Tribunali? Sia in relazione al caso Moro che, più in generale, sulla vicenda complessiva delle BR?

Una novità sul caso Moro ve l'ho già anticipata, e vi assicuro, e lei certamente ben lo saprà, che non è facile argomentare sul caso Moro senza rischiare di essere male interpretati. Io ritengo che una lettura attenta degli atti sia processuali (ed è ciò che più piace) che parlamentari possa ancora oggi far emergere nuove circostanze, anche importanti. Io sono convinto che il caso Moro deve essere riaperto, solo la verità completa può portare alla vera giustizia.

6) Lei ha potuto osservare la vicenda delle BR certamente da un punto di vista diretto. Che idea si è fatto dell'autenticità del fenomeno e, in particolare, dello scenario che vide le BR protagoniste del rapimento e dell'uccisione di Aldo Moro?

Anche qui il discorso sarebbe lungo e complesso, però ritengo che le BR siano un fenomeno comunque del tutto italiano senza etero-estero-direzioni. Certo, non vi è dubbio che sia l'est che l'ovest non "stravedessero" per Moro e che di fatto sussisteva una loro accondiscendenza più o meno tacita al tragico sviluppo del rapimento.

7) Rispetto alla chiusura degli anni di piombo lei si è sempre dichiarato contrario perchè è ancora necessario fare piena luce su quelle vicende. Secondo lei quali soggetti devono ancora raccontare tutto e, soprattutto, cosa devono ancora raccontare al Paese?

Come dicevo prima soltanto tutta la verità può portare alla giustizia sostanziale per tutto quello che è accaduto nei c.d. Anni di Piombo. Ci sono però ancora tante zone oscure e anche tanti soggetti coinvolti che non hanno mai pagato perchè mai individuati e che probabilmente possono aver contribuito a fare delle Brigate Rosse l'unica organizzazione terroristica che ha saputo rigenerarsi negli ultimi trent'anni. E ci sono anche tanti soggetti che ancora sanno e non parlano.

E qui il pensiero di tutti deve andare alle vittime del terrorismo e al loro sacrificio perchè sono gli unici che ancora sopportano, troppo spesso in silenzio, il peso del piombo di quegli anni. Il loro sacrificio ha consentito alla democrazia di questo paese di tenere dritta la schiena e non esito a definirli come nuovi padri della patria.

8) Il Ministro Amato ha recentemente lanciato un allarme terrorismo sia in relazione agli arresti di febbraio sia delle minacce indirizzate a molteplici destinatari. Secondo lei esistono le condizioni per un allarme sociale e per l'introduzione di misure speciali di repressione?

Il clima, purtroppo, è sostanzialmente identico a quello dell'inizio degli anni '70, anche gli slogan sono gli stessi (e ahimè anche gli uomini dato che Maurizio Ferrari, brigatista che ha scontato trent'anni di carcere era lì tra i più acclamati del corteo de L'Aquila). Non me la sento di escludere che nella vasta area di "insofferenza" prima o poi qualcuno potrebbe "scavalcare il fosso" facendosi di fatto arruolare dagli spezzoni ancora in vita (e ce ne sono) delle Brigate Rosse. Il clima si sta facendo molto molto pesante. Ovviamente spero di sbagliarmi.

 

* L'intervista dell'Avvocato Valter Biscotti è stata pubblicata sul sito di RadioRadicale ed è rilasciata con licenza Creative Commons attribuzione 2.5