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Secondo Formica, la storia non cambia (se non la si vuol far cambiare)
Di Manlio (del 05/01/2014 @ 13:41:21, in Approfondimenti, linkato 2059 volte)
Caso Moro: Formica, nuova tesi ininfluente, non aggiunge nulla
Roma, 29 giu. (Adnkronos) - "Mi sembra molto strano. Dopo tutti questi anni dove si e' scandagliato tutto, ci sono state centinaia di inchieste, numerose commissioni, tanti processi, andare a scoprire ora, che il cadavere di Moro era stato visitato da Cossiga due ore prima dell'annuncio mi sembra una cosa ininfluente. Salvo che non si voglia dimostrare che le Br erano manovrate dal Viminale. O c'e' un'assurdita' di questo genere oppure non vedo l'interesse di questa notizia".

Questa, sinceramente, me l’ero persa.

Una smentita fin troppo frettolosa quella di Rino Formica, importante esponente di quel PSI che si era dato molto da fare nella seconda metà del sequestro Moro per rompere la ‘linea della fermezza’ e proporre un’iniziativa umanitaria intenta a salvare la vita di Aldo Moro. Iniziativa che di umanitario aveva ben poco, secondo un altro esponente socialista di primo piano come Gianni De Michelis, che nel giugno del 2013 in una puntata di ‘Porta a porta’ andata in onda in occasione della morte di Andreotti, rivelò che il vero fine dell’iniziativa di Craxi era di rompere il compromesso storico allontanando il PCI dall’area di governo. Sappiamo tutti come le cose andarono a finire e quale fu lo scenario politico degli anni ’80.
Rino Formica non ha certamente letto l’inchiesta, perché se l’avesse fatto non gli sarebbe sfuggito un particolare non da poco: che il primo a parlare delle 11 come orario indicativo del messaggio ascoltato in diretta al Viminale relativo al ritrovamento del cadavere di Moro, fu proprio un suo collega di partito, Claudio Signorile. E gli altri protagonisti di quella mattina, non hanno fatto che confermare un qualcosa che proprio un socialista aveva tirato in ballo.

Le improbabili conclusioni che tira in ballo Formica (“Salvo che non si voglia dimostrare che le Br erano manovrate dal Viminale”) sono talmente campate in aria da apparire devianti. Per la serie, se la conclusione è assurda allora lo saranno anche le ipotesi.

Ma, se si vuol perseguire qualcosa e scoprirlo realmente, non si può procedere così. Si deve partire dai fatti.
E il fatto fondamentale è che il numero due del PSI si trovava nell’ufficio del Ministro dell’Interno avendo ricevuto un invito che lo meravigliò molto in quanto non era solito frequentare Cossiga tanto da andare a prendere un caffè nel suo ufficio.
Non fu, quindi, un semplice caffè ma una presenza pilotata in occasione di quella che sarebbe dovuta essere la fase finale di un progetto nel quale erano coinvolti gli stati generali di entrambi i partiti. E, verso le 11, la conclusione del progetto fu quella che sappiamo.

Questi sono i fatti. Quali sono i problemi che si dovrebbero approfondire? Vediamoli sotto forma di domande:
  1. Perché Cossiga invitò Signorile nel suo ufficio a prendere un caffè?
  2. Perché, pur avendo saputo della tragica morte di Moro la notizia fu tenuta riservata all’opinione pubblica per molto tempo?
  3. Se non c’era nulla di male, perché è stata sempre accreditata la versione ufficiale in cui il tutto parte dopo la telefonata di Valerio Morucci al prof. Tritto?
Una conclusione più verosimile di quella cui arriva Formica è evidente se si mettono insieme i fatti. Ed è un problema molto grosso, non tanto per le BR, ma per lo Stato.

Lascio ai lettori le conclusioni di questo ragionamento, invitando tutti ad esprimerle nei commenti.