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L'indecifrabilità dell'indicibile
Di Manlio (del 31/10/2007 @ 10:46:42, in Dal libro, linkato 2680 volte)

Molto si sta discutendo in questo periodo sulla questione delle verità nascoste nel caso Moro ma, più in generale, sull'intera storia degli anni '70.

Tanti post e tanti punti di vista sono stati pubblicati sul Blog di Giovanni Fasanella La Storia Nascosta.

Una chiave per trovare le risposte, secondo me, c'è. Nel senso che ciò che è successo durante le trattative (quelle vere, intendo, non ciò che è stato fatto alla luce del sole...) sarà pure indicibile, ma non è di certo indecifrabile.

Dal libro vorrei citare due momenti che mi sembrano significativi in tal senso.

1) Il resoconto del colloquio con l'avv. Giannino Guiso ed in particolare (pag. 178):
"Le BR sono arrivate ad uccidere Moro, a mio parere, perché sono state costrette a farlo; quindi qualcuno le ha costrette a fare ciò"

2) Un'analisi personale sulla quale mi piacerebbe conoscere l'opinione dei lettori (pag. 131-132):
"Ammettere l’esistenza di trattative occulte top-secret (che ne sia stato o meno protagonista il musicista russo) e che queste trattative abbiano visto protagonisti personaggi legati a intelligence italiane o straniere, non vuol dire rileggere la storia del sequestro in chiave dietrologica, considerando il ruolo delle br semplice strumento operativo privo di potere decisionale autonomo. Tutt’altro. Proprio perché le br erano ciò che dicevano di essere, un’Organizzazione rivoluzionaria autentica, non era possibile riconoscerle come controparte, perché questo avrebbe significato una capitolazione. Nel tentativo di instaurare una qualsiasi forma di contatto diretto era necessario non agire a “viso scoperto”. Quando due eserciti sono in guerra tra di loro, il fatto che i generali nemici si incontrino per trattare, non vuol dire che una delle due armate debba essere considerata al soldo dell’altra. È naturale che ciascuna delle due parti si pone l’obiettivo di strumentalizzare l’altra operando in perfetta buona fede (rispetto alle proprie finalità). Lenin, in fin dei conti, tornò a Mosca grazie all’opera dei servizi segreti tedeschi. Questo non porta a dubitare della sua autenticità: sapeva di correre il rischio di essere strumentalizzato, ma pensava di poter, a sua volta, strumentalizzare."

Il problema é: a chi dobbiamo chiederne conto?