\\ Home Page : Articolo : Stampa
Una proposta per Cesare Battisti. Per la veritā e l'umanitā
Di Manlio (del 11/09/2009 @ 15:37:57, in Attualitā, linkato 1800 volte)
Diciamocelo chiaramente.
La “questione Battisti” è diventata un vero e proprio assillo per il nostro Governo. E non perché garantendo la galera ad un ex terrorista si compirebbe un atto dovuto ai familiari delle vittime degli “anni di piombo”. Ce ne sarebbero di forme alternative di risarcimento sia morale che materiale per chi ha perso un proprio caro senza essersene ancora dato una ragione. E senza essersi dato una ragione neanche per il colpevole abbandono che ha subito da quelle Istituzioni che, spesso, il proprio caro era impegnato a difendere.

No. La “questione Battisti” ha radici principalmente (per non dire quasi esclusivamente) politiche. Una sorta di traguardo, di vittoria da sbandierare all’Europa per dimostrare quanto il nostro Governo sia forte e giusto.

Io una soluzione ce l’avrei. Una soluzione che potrebbe accontentare tutti ma, soprattutto, tiene conto di due aspetti che non possiamo far finta di dimenticare: la verità e l’umanità.
Battisti torni in Italia e, di fronte ad un Tribunale, si dichiari colpevole o innocente.

Nell’ipotesi in cui si dichiarasse colpevole, venga immediatamente arrestato per scontare la sua pena e faccia i nomi di tutti coloro che hanno commesso reati assieme a lui. Ciascuno di essi, però, il giorno dopo l’arresto presenterà richiesta di grazia al Presidente della Repubblica che la firmerà all’istante. Con la liberazione dei colpevoli, però, siano attivate anche forme concrete di risarcimento per i familiari delle vittime che avranno finalmente saputo la verità e potranno iniziare, seppur tardivamente, un percorso di riconciliazione con il proprio dolore.
Qualcuno dirà: “Ma Battisti è stato già processato e condannato!”. E’ vero. Ma è stato condannato grazie a leggi speciali e non ha potuto difendersi. Non sarebbe giusto azzerare il processo e rifarlo a distanza di 30 anni con l’imputato?

Nell’ipotesi in cui si dichiarasse innocente, resti libero in Italia e si apra un nuovo processo. Se al termine di questo sarà condannato, dovrà scontare la propria pena in carcere senza possibilità di grazia (tenendo conto delle leggi di oggi e non delle leggi speciali dell’epoca…). Se, viceversa, avrà ragione lui e ne dovesse uscire innocente dovrà essere lo Stato a risarcirlo materialmente. Moralmente ci dovranno invece pensare tutti quei politici dai facili slogan che hanno minacciato il Brasile di interrompere i rapporti diplomatici o di boicottare le partite di calcio.

Ma vediamoli alcuni dei proclami più recenti (quelli dei mesi scorsi sono troppi per poterli citare).

Pedica (IDV)
«Siamo pronti a nuove e clamorose forme di protesta se tra dieci giorni non ci sarà l'estradizione del terrorista pluriomicida. […] sono pronto a rifare lo sciopero della fame insieme a tutte quelle persone che ancora credono in questo principio che va ben oltre i confini di una nazione».

Un ultimatum in vero stile anni ’70. Clamorose forme di protesta? Mah, non credo che il 20 settembre, dietro al Sen. Pedica ci sarà la fila. Alla mensa della Caritas, purtroppo, ancora si.

Volontè (UDC)
«Il Brasile si macchia ancora di un atto vile e codardo. Per l'ennesima volta beffa la giustizia, umilia la storia del popolo italiano, il ricordo delle vittime, il dolore delle loro famiglie e le richieste del Governo rese a nome di tutte le forze politiche. Invitiamo con decisione l'Esecutivo a sospendere le relazioni diplomatiche con Brasilia».

Il Brasile, caro Volontè, non “beffa” la Giustizia. Cerca di applicare le sue leggi, e lo fa nelle sedi opportune. Il Tribunale Federale Supremo, se lei è un democratico, è un’Istituzione di uno Stato libero e democratico che lei deve rispettare. Inoltre se, come dice, tiene davvero al ricordo delle vittime perché non propone delle iniziative che vadano in direzione di quello che le vittime davvero vogliono, e cioè la verità?

Storace (La Destra)
«Il rinvio della decisione sull'estradizione del terrorista Battisti è un atto di infamia a cui l'Italia deve reagire con durezza. È inaccettabile che per il sangue versato, un delinquente politico non debba pagare con la galera le sue colpe».

Ok, Storace. Reagiamo con durezza. Vuole proporre il bombardamento del Brasile o la sua esclusione dai prossimi mondiali di calcio? Magari la seconda ci tornerebbe più comoda, no?
Le vorrei ricordare, visto che è lei stesso a dire che “un delinquente politico deve pagare con la galera le sue colpe”, che potrebbe davvero darsi da fare per garantire lo stesso principio ad altri tre casi, di cui troppo spesso ci si dimentica.




 





    Alessio Casimirri                   Delfo Zorzi                           Roberto Fiore


Vogliamo ricordare Alessio Casimirri (che nella sola via Fani ha fatto più vittime di tutte quelle attribuite a Battisti)? Oppure Delfo Zorzi, adesso benestante imprenditore giapponese esponente dell’organizzazione neofascista Ordine Nuovo, imputato nel processo per la strage di Brescia e che nel 2002 ha detto a Repubblica che non intende tornare in Italia per farsi processare perché ritiene inaffidabili i giudici (e quindi il nostro sistema giuridico)?
Ma come dimenticarci di Roberto Fiore, fondatore di Forza Nuova che si è candidato alle elezioni europee e che nel 2008 era addirittura candidato alla Presidenza del Consiglio? Storace certmente ricorderà che Fiore è stato condannato per banda armata in primo grado a 5 anni e in secondo a 3 e mezzo. Che ha trascorso un lungo periodo di latitanza all’estero e che infine non è andato in carcere perché è arrivata la prescrizione. Che dichiara di essere stato “attivo in senso radicale” nella destra e che “c’era anche la spinta romantica di una gioventù alla ricerca di una verità”. In definitiva, secondo Fiore “non si può criminalizzare quel periodo”. E quindi adesso “è sceso in campo” per dirci come dovrà essere l’Italia del futuro (ovviamente senza ROM e islamici).

La cosa che più mi fa male è che di fronte a questi casi io non trovo le parole ma le associazioni delle vittime, che forse le parole ce le avrebbero eccome, non le pronunciano. E questa è un’autocondanna che si porteranno dietro per sempre. Dare la colpa del proprio dolore ad una pagliuzza non potendo dire dove sia la trave…