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Continuavano a chiamarla stampa...
Di Manlio (del 15/10/2007 @ 17:23:53, in Attualitā, linkato 1538 volte)
Visto che l'obiettivo di questo spazio è quello di tentare di trovare una soluzione collettiva alla chiusura degli anni '70, mi è sembrato doveroso inaugurare il BLog con un articolo di Renato Farina dello scorso 7 ottobre.
L'ex giornalista vice direttore di Libero si è preso, finalmente, la rivincita nei riguardi di tutti coloro che lo hanno attaccato per la marginale vicenda del SISMI. Farina ha infatti fornito agli inquirenti, a riprova del suo straordinario attaccamento alle istituzioni, niente di meno che l'indirizzo web dell'organo ufficiale delle Brigate Rosse. Da ora in poi non saranno più necessarie lunghe indagini, arresti, carcere preventivo: basterà collegarsi al sito www.brigaterosse.org per cogliere in flagranza tutti (e dico proprio tutti visto che vi sono iscritti la bellezza di 628 utenti) i pericolosi eversori.

E' davvero inutile, credo, commentare tale notizia riportata dall'ex vice direttore di Libero che, ricordiamo, fu radiato dall'Ordine Nazionale dei Giornalisti (vedi articolo su L'Unità).

Analizziamo un attimo l'incipit dell'articolo:
"Prima di scrivere, un momento fa, ho preferito fare un controllo. Perché non ci credo, non riesco. Invece sì. Uno dei siti più attrezzati e belli che ci siano in Italia si chiama: www.brigaterosse.org. Le Brigate rosse hanno un sito internet, libero e prospero. Un tantino apologetico di reato, forse. Ma esiste e lotta insieme a noi. La copertina è la faccia di Moro prigioniero, ci sono le stelle a cinque punte. Poi c'è la sezione documenti. Messi in buon ordine. Integrali. È il manuale del terrorista, ideologico, pratico e glorificatore, molto elegante."

Farina ammette che, poichè la notizia era davvero esplosiva, ha voluto fare un controllo, verificare di prima persona. Come ogni agente segreto che si rispetti, verrebbe da dire.
Poi sottolinea il fatto di come si tratti di uno dei siti più attrezzati e belli tra quelli italiani, quasi a rimarcare come i brigatisti non badino a spese. Ed infatti tra i tanti documenti "apologetici" c'è perfino un manuale del terrorista. E pensare che un tempo i brigatisti sembra andassero nell'est europeo ad addestrarsi. Adesso possono farlo comodamente da casa loro.

Davvero incredibile.

Giacché ci siamo, vorrei segnalare a Farina una altro paio di scoop:
1) si è mai accorto di un sito che (questo si) inneggia alla ricostituzione del Partito Fascista? E' in rete, e chiede soldi per la campagna dei tesseramenti. E Libero è stato l'unico giornale a dedicare al sito qualche rigo nel marzo di quest'anno. Troppo indaffarato per dare importanza ad una notizia del genere?

2) si è mai accorto che nell'agosto del 2005 il sovversivo SISDE nella sua rivista GNOSIS ha pubblicato un articolo sulle Brigate Rosse rivalutandone il linguaggio e definendo che «Non era delirante, conteneva riflessioni» (vedi articolo per approfondire) e che "se le B.R. sono state sconfitte lo si deve anche a chi evitò letture superficiali del loro messaggio e predispose serie e coerenti risposte politiche, sociali ed operative".

Qualcuno sorriderà alla notizia, altri diranno che trattandosi di un atto di disinformazione mal confezionato, la gente non è stupida e non si farà prendere in giro. Sarà, ma faccio una semplice constatazione.
Il titolo di un articolo è l'aspetto più importante del testo, tanto è vero che la scelta è pertinenza dei direttori. Perchè? Perchè solo pochi lettori approfondiscono il contenuto per motivi di tempo o di interesse.
E allora su 500.000 persone che sfogliano il giornale solo il 10%, forse avranno letto a fondo e verificato la notizia. Per il restante 90% il messaggio che arriva è quello che dice il titolo.

Come è possibile sperare che si possa fare chiarezza su quegli anni, capire la nostra storia, perdonare e condannare quando c'è chi fa di tutto per distribuire disinformazione gratuita?