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Quell'incontro con Piperno vicino alla sede dei Carabinieri intitolata a mio marito
20/11/2008 - Quotidiano Nazionale - Maria Rocchetti (vedova Ricci)
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"Quell'incontro con Piperno vicino alla sede dei Carabinieri intitolata a mio marito"
Ci scrive la vedova di Domenico Ricci, deceduto in via Fani nel rapimento di Aldo Moro

Gentile Direttore,

sono la vedova Ricci, vedova dell’app. CC Medaglia d’Oro al Valor Civile Domenico Ricci, deceduto in via Fani il 16 marzo 1978, in occasione del rapimento dell’Onorevole Aldo Moro e della terrificante trucidazione della sua scorta.

Mi informa proprio oggi mio figlio Giovanni, ed è per questo che scrivo proprio al vostro quotidiano, che viene dato ampio spazio su internet circa un incontro che si svolgerà presso il teatro “Cotini” di Staffolo (AN), il prossimo 22 novembre, in cui l’ex terrorista e “cattivo maestro” Franco Piperno (penso proprio che bisogna specificare tali definizioni come dice Marco Alessandrini) presenterà il suo libro “ ’68. L’anno che ritorna”. Tale manifestazione pseudo-culturale è patrocinata dalla Comunità Montana dell’Esino Frasassi, sostenuta e promossa dal Comune di Staffolo che ha dato la disponibilità dei locali e sarà introdotta da tale Alessandro Cartoni.

Sinceramente, lungi da me l’interesse di togliere a qualcuno la facoltà di parlare o di tenere conferenze, l’Italia è un grande Paese di uomini talentuosi seppur, nella propria vita, abbiano commesso degli sbagli, ed io sono la prima a comprendere il processo rieducativo della pena come auspicava l’esimio Cesare Beccaria, anche per chi, come il Piperno, ha latitato molti anni all’estero e credo fermamente in una sorta di riabilitazione divina.

Tutto questo non mi lascerebbe mai perplessa, stante quanto già accaduto negli scorsi anni, se non fosse che, ad non più di 100 metri in quel di Staffolo, sia ubicata la sede dell’Associazione Nazionale Carabinieri in Congedo intitolata a mio marito, Medaglia d’oro, non tanto per riconoscimento al suo eroico sacrificio, come peraltro avvenuto in centinaia di Comuni italiani, ma perché proprio Staffolo è il Comune che gli ha dato i natali in quel lontano 1934, dove i suoi genitori sono nati ed anche i miei, e che poi, a causa del fato ci ha fatto incontrare, tutti originari proprio di quel paese, dove io stessa ho una casa e dove mi reco tutti i mesi per posare un fiore sulla tomba (situata a pochi chilometri) dell’uomo, che ho tanto amato e che la scelleratezza umana dei “brigatisti” mi ha precocemente portato via.

Vede, signor Direttore, nella vita tutti hanno il diritto di scrivere le proprie esperienze o di pubblicare le proprie opere, come ha più volte affermato Mario Calabresi, ma proprio che tale cosa avvenga a poche decine di metri da dove si è più e più volte onorato mio marito come martire della patria e vicino al luogo dove lui riposa in pace, proprio non ci sto (per usare un gergo coniato dall’ex Presidente della Repubblica Scalfaro), sono disdegnata, rammaricata, avvilita, sconfortata, anche e perché l’attuale giunta comunale, sino ad ora, non ha avuto il minimo sentimento di volermi avvertire di quanto stava per accadere (e pensare che sono in costante contatto con la mia famiglia).

Proprio lo scorso anno, per fare un esempio analogo, scrissi insieme ai parenti dei caduti di via Fani una lettera aperta, pubblicata da Corrado Augias sul quotidiano La Repubblica, inerente lo speciale di Studio Aperto dal titolo "Il ritorno delle Brigate rosse", con un' intervista ad Alberto Franceschini, fondatore storico del gruppo terroristico nel 1970 assieme a Renato Curcio. Un' intervista girata sui “luoghi della memoria”, in via Fani, dove fu rapito Aldo Moro e contemporaneamente massacrata la sua scorta.

Ebbene, in quell’occasione avemmo direttamente la risposta dell’attuale Presidente della Repubblica Napolitano alla nostra lettera, inviata proprio a quel quotidiano alcuni giorni dopo (cosa mai accaduta in precedenza). Il Presidente della Repubblica comunicava in tal modo alla Nazione tutta le seguenti profonde parole: “…Anche nel mio messaggio di fine anno volli esprimere un chiaro richiamo al rispetto della memoria delle vittime del terrorismo e dunque al rispetto - in tutte le sedi - del dolore dei loro famigliari. Rinnovo perciò il mio fermo appello perché di ciò si tenga conto anche sul piano dell'informazione o della comunicazione televisiva. Il legittimo reinserimento nella società di quei colpevoli di atti di terrorismo che abbiano regolato i loro conti con la giustizia dovrebbe tradursi in esplicito riconoscimento della ingiustificabile natura criminale dell'attacco terroristico allo Stato e ai suoi rappresentanti e servitori e dovrebbe essere accompagnato da comportamenti pubblici ispirati alla massima discrezione e misura.” (Messaggio ripreso anche nella “Giornata della Memoria” del 9 maggio u.s.)

Quanto sopra esposto rappresenta un pensiero che non solo è stato promulgato dalla massima carica Istituzionale di questo nostro Paese ma che rappresenta anche il pensiero di gran parte della nostra cittadinanza. Tanto più che dispiace, come prima affermato, che su internet è stato dato ampio risalto all’accadimento, ma che nessuno delle istituzioni comunali locali, abbia avuto il minimo sentore di avvertirmi o un minimo accenno di rimorso per quanto si stanno accingendo a compiere.

Penso a quanto darebbe fastidio se Erick Priebke facesse una disquisizione sulla storia del nazismo sul luogo della “Strage delle Fosse Ardeatine” od in quei luoghi stessi in cui i partigiani marchigiani combatterono le forze nazi-fasciste nella Resistenza.

Per ultimo vorrei soffermarmi sul fatto che qualcuno potrebbe farmi notare che Piperno, seppur latitante non abbia commesso reati efferati, se non fondare “Potere Operaio” (nota organizzazione terroristica che compì la strage dei fratelli Mattei nota come il “Rogo di Primavalle” e tanti altri efferati delitti) e dirigerla insieme a personaggi come Oreste Scalzone,Toni Negri ed avere, tra l’altro, come collaboratore in quell’organizzazione Valerio Morucci, proprio uno di colore che in via Fani a Roma quel 16 marzo 1978 uccise con più di 30 colpi il mio povero marito.

Concludendo il signor Piperno potrà presentare tranquillamente la sua opera inneggiante al ’68 ed a tutte le sue conseguenze (e dicono che i cattivi maestri non ci sono più), penso che la mia parola possa solamente toccare direttamente i cittadini e basta, ma vorrei citare, per una maggiore comprensione, una splendida ed esemplare frase rilasciata dal Piperno (che magari non saprà nemmeno dove sta per tenere una conferenza) in un’intervista rilasciata lo scorso 20 marzo a Sky TG24 (in occasione proprio del trentennale della Strage di via Fani), per lasciare così in ultimo alla pubblica opinione la possibilità di fare una propria considerazione su quanto accade; in tale intervista ha, infatti, sostenuto le sue tesi sulla moralità dei brigatisti e in un sotteso giudizio sul loro operato ha affermato: “I terroristi? Io penso che sono moralmente delle ottime persone, anche se hanno ucciso…E' una morale di guerra, non esiste solo una sua o una mia morale. La morale è multipla - ci sono persone che vanno a bombardare una città, e sono considerate degli eroi, e persone che sparano su un bersaglio determinato, che sono considerate dei criminali. Nel secondo caso, solo perché sconfitte” ( da Franco Piperno a Controcorrente, trasmissione di Sky Tg24)Tanto per far capire il mio dolore ed il mio rincrescimento e come si possa non essere italiani di fronte a tali esternazioni. Grazie!

Porgendo distinti saluti, Rocchetti Maria vedova Ricci (umile vedova di un servitore dello Stato)