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Agnese Moro e Franco Bonisoli
12/07/2011 - Reggioonline.com - Redazione
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Agnese Moro e Franco Bonisoli
L'incontro a Genova. L'ex terrorista, pentito: "Ci sentivamo come missionari, che errore". Lei: "Colpita dal dolore che c'è in lui"

REGGIO - "Noi ci sentivamo, anche se nel modo sbagliato, missionari che impegnavano completamente loro stessi: avremmo dovuto farli davvero i missionari, come i sacerdoti che sono andati nel Mato Grosso. Purtroppo pensavamo di risolvere, affermare il bene attraverso la violenza. Questo ci ha portato a debiti infiniti da pagare". Lui è l'ex brigatista reggiano che rapì suo padre e che un anno prima aveva partecipato al ferimento di Indro Montanelli. Lei è, appunto, la figlia dello statista democristiano ucciso. Agnese Moro e Franco Bonisoli si sono incontrati, per la prima volta pubblicamente, a 33 anni di distanza da quei tragici avvenimenti. Ne dà notizia La Repubblica che scrive come l'incontro è avvenuto a Genova in una serata dal titolo "Cercando la giustizia più in là" inserita nella Settimana Internazionale dei Diritti curata da Nando dalla Chiesa per il Comune e dedicata ai "Giusti". Bonisoli, che oggi vive a Milano e lavora in una società di servizi ambientali, è un uomo molto diverso da quello che nel 1978 fu catturato nel covo di via Montenevoso, a Milano,insieme a Nadia Mantovani. Si è commosso più volte durante l'incontro. Genova non è una città qualunque per le Brigate rosse. Fu il luogo dove avvenne il primo rapimento importante, quello del giudice Mario Sossi nel 1974 e la città in cui fu ucciso il giudice Francesco Coco nel 1976. Ancora prima a Chiavari, sempre nel genovese, nel 1969, si tenne un convegno preparatorio decisivo per la nascita delle Br che sarebbe avvenuta nell'estate dell'anno dopo a Costaferrata a Reggio Emilia. E infine è la città che nel 1979 fu testimone dell'omicidio del sindacalista della Cgil Guido Rossa ad opera delle Br.

"Mi ha colpito il dolore che c'è dentro di lui", ha detto la Moro, che ha ricordato la grande tragedia italiana e "la necessità di capire l'umanità che c'è dietro quelli che si pensavano mostri. Perché la condanna - aggiunge Agnese Moro - non restituisce giustizia. Il dialogo, invece, sì, seppur alla fine di lunghi percorsi personali". Bonisoli ha raccontato del distacco dalla lotta armata e del dialogo durante gli anni in carcere, con crisi molto dure; e la consapevolezza però che, al di là della scelta "sbagliatissima", come Bonisoli sottolinea, sui metodi della lotta armata, restano validi i valori che hanno ispirato l'intenzione di cambiare il mondo. E Agnese: "Io vorrei dare al disponibilità di essere insieme a chi ha perso qualcuno, ma anche a chi ha fatto un percorso per capire il dolore che ha cerato: si può rigenerare qualcosa anche dalle cose più brutte. Con tanta disponibilità e affetto". E Bonisoli conclude parlando della figlia, della sua vita di oggi: "Ogni giorno si possono creare rivoluzioni: e questa è la nostra rivoluzione".

Redazione (Reggioonline.com, 12 luglio 2011)