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Se lo ficchi bene in testa: la lotta armata non è terrorismo
27/06/2009 - Il Velino - Ruggero Guarini
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 Dialoghi impossibili / Erri De Luca e l’alibi dell’ideale
"Se lo ficchi bene in testa: la lotta armata non è terrorismo"

"Dunque secondo lei le Brigate Rosse non possono considerarsi un gruppo di terroristi?".
"Questo non lo dico soltanto io. Lo va sostenendo da un pezzo, un giorno sì e l’altro pure, anche quell’esperto del ramo, nonché raffinato scrittore, che è l’ex lottatore continuo Erri De Luca. Il quale, proprio in questi giorni, nei suoi ultimi interventi sul delicato argomento, è tornato infatti a sostenere che effettivamente terroristici possono dirsi soltanto quegli atti che mirano a terrorizzare e annientare il maggior numero di persone indifese. La lunga stagione della lotta armata in Italia si distingue invece dal terrorismo per il fatto arcinoto che i suoi militanti non hanno mai piazzato bombe nelle banche, sui treni e nelle piazze italiane".

"Allora lei come definirebbe quel che accadde durante gli anni di piombo?"
"Fu una guerra civile".

"Fra i brigatisti e tutti gli altri italiani?"
"Ma no. Fra i brigatisti e lo Stato".

"Ammesso e non concesso che questa tesi non sia soltanto una boriosa scemenza, le devo confessare che per me la differenza fra terrorismo e lotta armata conta molto meno di quella fra criminali comuni e criminali politici".
"Sospetto che lei intenda appiccicare l’etichetta di “criminali politici” non soltanto ai terroristi ma anche ai militanti della lotta armata".

"Proprio così. Spero comunque che non le sfugga il motivo per cui trovo questa differenza più interessante dell’altra".
"No, non mi sfugge. Fin dal primo istante del nostro incontro ho infatti capito che lei appartiene alla razza di quei furfanti che non soltanto trovano i criminali comuni assai più simpatici di quelli politici, ma che osano, addirittura, giustificare questo loro abietta preferenza con quel capzioso sofisma secondo il quale, mentre nel caso dei criminali comuni infami sarebbero soltanto i mezzi che essi impiegano per realizzare i loro fini, nel caso dei criminali politici sarebbero infami sia i mezzi che i fini". (segue)

"Perché definisce capziosa questa mia tesi?"
"Perché non riuscirò mai a convincermi che i fini dei criminali comuni – i quali non sognano mai altro che quattrini, bei vestiti, automobili di lusso, principesche ville con piscina, una o più belle bambole ingioiellate e impellicciate sempre a portata di mano, un panfiletto in rada, un aereo personale, sciami di segretari camerieri autisti e guardaspalle alle proprie dipendenze, aragoste caviale e champagne a pranzo e a cena, qualche pomeriggio alle corse, qualche serata all’Opera, feste sardanapalesche, vacanze in luoghi paradisiaci, ottime scuole per i figlioli, generose elargizioni al parentado e tante altre analoghe bassezze – possano essere considerati più ragionevoli e comprensibili degli ideali di quanti combattono per una Causa politica".

"Lo so. Non ci riesce. Questa verità le ripugna. Ma questa sua ripugnanza dimostra soltanto la sua presunzione morale".
"Ma come si permette!"

"La prego, non si arrabbi. Si decida piuttosto a capire che in ogni criminale politico, sotto il velo dei suoi idealoni, sonnecchia sempre quel presuntuoso stronzetto che è il moderno neognostico di massa".
"E chi sarebbe costui?"

"È quel soave angioletto che si crede votato al salvataggio dell’umanità, nonché in possesso, nonostante la sua miseria intellettuale e morale, della formula per realizzare questo suo soave miraggio praticando all’ingrosso quella violenza sanguinaria che il criminale comune si limita a praticare al dettaglio. E che quando gli accade di conquistare il potere, che in effetti è il vero oggetto dei suoi lacrimevoli sogni, non manca mai di cangiarsi di botto nel più o meno alto o basso funzionario (tirannello, gerarchetto, poliziotto, carceriere, o semplice burocrate, o magari umilissimo gregario) di qualche grazioso regime totalitario.
"Dovrei insomma ammettere che le nobili Cause servite da quegli eroi prometeici che lei chiama impropriamente “criminali politici” sono soltanto l’alibi della loro oscura brama di potere?"

"Complimenti. Vedo che sta incominciando a ragionare".

di Ruggero Guarini (Il velino 27 giugno 2009)