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Caso Moro. Gli Usa pronti a spaccare il Pci. Emergono documenti dagli archive centrali britannici
30/12/2008 - America Oggi - Redazione
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Caso Moro. Gli Usa pronti a spaccare il Pci. Emergono documenti dagli archive centrali britannici

LONDRA. L'amministrazione americana guidata dal presidente Jimmy Carter prese in considerazione l'ipotesi di condurre "azioni segrete" sul suolo italiano pur di "spaccare" il Partito Comunista e stroncare definitivamente ogni possibilità di compromesso storico. E' ciò che emerge da una serie di documenti datati 1978 e sino ad oggi custoditi negli archivi segreti del Foreign Office britannico.

I faldoni - consultati in esclusiva dall'Ansa - sono stati resi pubblici attraverso il "National Archive", ovvero l'archivio centrale britannico, non appena sono scaduti i sigilli del segreto di Stato - 30 anni. E seguono con chirurgica precisione le vicende che hanno scandito l'anno "orribile" della democrazia italiana: la crisi del governo Andreotti III, le consultazioni per formare un nuovo esecutivo, il rapimento Moro e infine l'assestamento del panorama politico italiano che seguì il ritrovamento del corpo del presidente Dc in via Caetani.

Soprattutto, i documenti desecretati raccontano le ansie e i retroscena sia dall'amministrazione americana che di quella britannica. Gli Usa, in particolare, furono gettati nel panico dal crollo del terzo governo Andreotti. E reagirono con una tale determinazione da sorprendere persino gli inglesi. Che, come dimostrano i carteggi tra l'ambasciata britannica a Roma e il quartier generale londinese dell'Fco, si rivelarono meno ossessionati dal pericolo rosso "made in Italy".

In un primo momento, comunque, la tensione è alta su entrambe le sponde dell'Atlantico. In un comunicato cifrato datato 21 gennaio 1978 l'ambasciatore britannico a Roma, Sir Alan Campbell, chiede al primo ministro James Callaghan di scrivere un telegramma d'incoraggiamento ad Andreotti, "ora che ha ricevuto l'incarico di formare un nuovo governo". "Andreotti", scrive Campbell, "é moderatamente ottimista ma ricordiamoci che, se fallisce, le cose qui si mettono male". Contemporaneamente, il presidente Carter pronuncia in conferenza stampa il famoso "editto" in cui avverte gli italiani che l'ingresso al governo dei comunisti avrebbe delle pesanti conseguenze. Gli americani, consapevoli dell'impatto che avranno tali esternazioni in Italia, chiedono agli inglesi di sostenerli pubblicamente - emettendo una dichiarazione congiunta. I britannici, però, si smarcano. Campbell, da Roma, consiglia prudenza. Il 23 gennaio Londra si mette in contatto con il suo ambasciatore a Washington, Peter Jay.

"L'allarme suscitato nell'amministrazione Usa dai recenti avvenimenti politici in Italia - dice il rapporto - e l'evidente desiderio di fare qualcosa ci hanno presi di sorpresa. Sarebbe di aiuto se potessi parlare con Brzezinski - consigliere per la sicurezza nazionale di Carter - prima di venire a Londra a febbraio. In particolare sulla situazione italiana e sulle sue implicazioni sull'Europa occidentale. Pare chiaro che giudizi di Gardner - ambasciatore Usa a Roma - sull'Italia fossero molto più allarmanti di quelli di Campbell". E Jay risponde così. "L'amministrazione Usa si è decisa che una qualche azione era necessaria. Ecco il perché delle dichiarazioni. L'idea di condurre operazioni segrete per spaccare il Pci è stata una delle possibilità prese in considerazione durante gli incontri di vertice che si sono tenuti [...]. Che cosa può fare l'amministrazione per aiutare Andreotti? Molto poco. Fare leva sul Fondo Monetario Internazionale potrebbe avere effetti contrari al desiderato. Anche le azioni segrete sembrano essere state accantonate, almeno in queste circostanze". A questo punto seguono due righe oscurate: il segreto di Stato, su quelle frasi, è stato prolungato per altri 30 anni. Sicurezza nazionale.

Il rapporto di Jay, però, continua. Secondo l'ambasciatore "fonti affidabili" hanno confermato l'abbandono del piano "azioni segrete". "Non ci sono prove - continua Jay - che altre agenzie se ne stiano occupando. Dal punto di vista politico, le difficoltà connesse ad un'azione del genere non hanno bisogno di spiegazioni". "Nonostante le difficoltà", conclude l'ambasciatore, "l'amministrazione cercherà sicuramente nei prossimi mesi metodi per esprimere la sua influenza".

(America Oggi, 30-12-2008 )