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«Il potere logora chi non ce l’ha» Mito e politica in una massima eterna
12/01/2009 - Corriere Canadese - Redazione
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«Il potere logora chi non ce l’ha» Mito e politica in una massima eterna

Ancora convinto, a 90 anni, della sua battuta più famosa (anche se non sua) e cioè che “Il potere logora chi non ce l’ha”? Giulio Andreotti dice di sì anzi che questo detto ormai celebre e che lo identifica è quasi un paradigma della vita politica. «Una massima eterna», risponde in un’intervista concessa all’Ansa.

Presidente, 90 anni. Sul tabellone della tombola, questo numero indica la paura. Lei ha paura, dopo tante prove, di qualcosa?
«Ho paura della cattiveria del prossimo contro la quale non c’è difesa».

Lei voleva fare il magistrato. Pentito di non averlo fatto? Avrebbe mandato a processo Giulio Andreotti per concorso esterno con la mafia?
«Dovetti rinunciare perché il corso prevedeva la frequenza obbligatoria all’Università. Mi dispiacque. Ma forse è stato meglio cosi. Comunque non avrei mai incriminato un innocente».

Lei ha parlato più volte di un “suggeritore” dietro le accuse che le sono state rivolte da diversi pentiti su mafia e omicidio Pecorelli. Nel tempo lei ha indicato gli Usa, smentendo la cosa successivamente, Luciano Violante, i narco-trafficanti che volevano vendicarsi delle scelte antimafia del suo governo. Dopo qualche anno, cosa pensa della identità e degli obiettivi che aveva il “suggeritore”?
«Volevano farmi fuori perché “ingombrante».

Visto che fra i tanti soprannomi che le hanno dato c’è anche quello di Belzebù, chi tra i suoi nemici manderebbe all’inferno?
«Non spetta a me questo compito. Io posso solo, romanescamente, mandare “in quel posto...”».

Il Divo a Cannes, Gomorra agli Oscar: pensa sempre, come all’epoca del neorealismo, che il cinema italiano dia spesso una immagine dell’Italia che non corrisponde al vero?
«Che il cinema si ispiri “anche” alla fantasia è più che naturale».

Lei nei suoi diari riporta una dinamica dell’uccisione di Aldo Moro diversa da quella fatta propria dalla magistratura (“l’autopsia ha rivelato che Aldo è stato ucciso ieri mattina alle 8 in macchina e gli hanno messo dopo la giacca”). Questa stessa versione è stata raccontata da Monsignor Curioni, uno dei sacerdoti utilizzati da Paolo VI per cercare di salvare il presidente della Dc. Lei conferma questa versione? «La tesi mi sembrò credibile e chi l’aveva messa in circolo non aveva interessi particolari da difendere».

Quest’anno cadono i 40 anni della strage di piazza Fontana. Lei ha detto che nel suo diario, a quella data, ci sono interessanti annotazioni. È ora di rivelarle?
«Non esistono»

Come trascorrerà, mercoledì, il suo 90º compleanno?
«Ringrazierò Dio in chiesa e starò con i miei, in famiglia».

 

Redazione OnLine (Corriere Canadese 12 gennaio 2009)