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vuoto a perdere

    

 


Un destino da Vuoto a perdere

Il vuoto a perdere è un contenitore che ha valore esclusivamente in funzione del proprio contenuto e una volta che esso ne è privato, diventa un oggetto che perde la sua utilità a tal punto che nessuno è più disposto a mantenerne il possesso. Aldo Moro fu un politico molto stimato all’interno dell’arco costituzionale, indiscusso mediatore di interessi anche contrapposti tra loro, che riusciva ad avvicinare la parte più lontana portandola vicina alle sue posizioni. Un leader politico, un uomo rispettato che tante volte era stato chiamato a risolvere le crisi più aspre, lo statista candidato numero uno alla Presidenza della Repubblica in successione di Giovanni Leone.

Anche i suoi nemici lo ritenevano uno dei “generali dell’esercito avversario”, un condottiero senza il quale il sistema non avrebbe più saputo come affrontare le proprie battaglie. Immaginavano che, per un leader politico di quella statura, avrebbero potuto chiedere qualsiasi prezzo.

Ma le Brigate Rosse non conoscevano il Palazzo e, per certi versi, forse non lo conosceva a fondo neanche lo stesso Moro e quando lo catturarono con l’obiettivo di impossessarsi dei suoi contenuti politici, il suo corpo perse improvvisamente valore.

Per il sistema politico, che non riuscì a trovare un “prezzo” adeguato per tornarne in possesso ma anche per le stesse Brigate Rosse, che immaginando di aver svuotato, per induzione, la politica dell’intera classe dirigente, si resero conto che ciò che era rimasto nelle loro mani era una persona per la quale nessuno, tranne la propria famiglia, era più disposto a corrispondere alcun sacrificio. E furono costrette a sbarazzarsene.

La sorte ha riservato per Aldo Moro un destino beffardo. Lui, che era sempre riuscito a privare di valore le posizioni altrui, fu privato del proprio da coloro per i quali si era sempre battuto.

Un’unica volta. Per sempre.