Pronto DC? Qui le BR...
Gianluca Di Feo per “L’espresso”
State allo sconto, eh... Giovanni Senzani, l'ultimo stratega delle Brigate
rosse, la butta sullo scherzo.
Al telefono sta concordando il riscatto per la
liberazione di Ciro Cirillo, potente assessore della dc campana rapito nel 1981.
Discute rilassato di soldi e consegne: "Domani andiamo al mare...". Inevitabile
pensare alle altre registrazioni, quelle dei carcerieri di Aldo Moro, e al
dramma che si sente nella voce di terroristi e mediatori. Parlando di Cirillo,
invece, Senzani addirittura ride. Perché a Napoli la linea della fermezza si è
squagliata.
Le istituzioni hanno stretto accordi con Raffaele Cutolo e con i re del
cemento. I brigatisti sono riusciti a siglare un'intesa per convivere nelle
carceri con i boss campani e intascare 1.450 milioni di lire. L'ostaggio è
tornato dalla sua famiglia, senza rivelare nulla di compromettente. Tutti felici
e contenti nel mettere in scena, come l'ha definita Giorgio Napolitano, "una
delle pagine più nere nell'esercizio del potere in Italia".
Ancora oggi sui volti di molti protagonisti della vicenda si materializza un
sorriso sornione. Appare nelle interviste e nei filmati inediti della puntata
speciale de 'La storia siamo noi' con cui Giovanni Minoli ha ricostruito i lati
oscuri del sequestro. Il documentario, realizzato da Carlo Durante e Aldo
Zappalà, raccoglie le registrazioni originali della trattativa; il filmato del
processo nella 'prigione del popolo'; le parole dello stesso Cirillo,
lucidissimo a 87 anni.
Colpiscono soprattutto le ammissioni di Antonio Gava, che riconosce per la
prima volta il ruolo della Democrazia cristiana nel riscatto: "Dissi: quello che
possiamo fare lo facciamo. Ma io e il partito non vogliamo avere alcuna
ingerenza. Io mi estraniai, gli altri si sono adoperati. Flaminio Piccoli
(all'epoca presidente della Dc, ndr) era convinto che bisognava contribuire".
Finora il partito ha sempre negato. Nel 1988 l'allora premier Ciriaco De Mita
in Parlamento aveva respinto la ricostruzione del giudice istruttore: "Un
magistrato che agisce fuori delle procedure e abusa delle procedure per i suoi
sospetti è fuori dal circuito costituzionale".
Gava, ex segretario Dc ed ex
ministro degli Interni, ora rivela: "Certo, smentii. Era l'impegno che si era
assunto con chi aveva contribuito al riscatto. Che reato abbiamo commesso?
Abbiamo salvato una vita umana".
E per Moro? "Se ci fosse stata la possibilità,
non avremmo esitato a trovare il modo di pagare". Sull'esistenza di un accordo
più grande dietro la conclusione del sequestro, con la spartizione degli appalti
per la ricostruzione in Campania, l'ex leader dc replica: "Nessuno è stato
condannato".
Il rapimento nasce nel disastro sociale del terremoto del novembre 1980, con
un numero enorme di disoccupati e di senzatetto. L'offensiva lanciata da Senzani
mira a conquistare questa folla. Il sequestro di Cirillo, assessore ed ex
presidente regionale che arbitra la ricostruzione, viene rivendicato con lo
slogan: 'Requisire le case sfitte. Lavorare meno, lavorare tutti'. A Napoli le
Br appaiono invincibili: sequestrano, ammazzano, fanno propaganda. Diffondono i
verbali del 'prigioniero' sul sistema di potere di Gava.
A quel punto si muovono i servizi segreti: incontrano Cutolo in carcere,
concedono un lasciapassare ai suoi luogotenenti latitanti. Don Raffaele convince
le Br a rinunciare all'esecuzione di Cirillo e accettare i soldi. Così la Dc
salva l'ostaggio e la compattezza del partito. Le uniche vittime restano
l'autista e l'agente di scorta di Cirillo uccisi nell'agguato.
E ancora oggi Gava non mostra rimorsi: "Con il riscatto le Br si sputtanarono in maniera
straordinaria". Solo loro?
(16 maggio, Gianluca Di Feo, L'espresso)
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