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ISBN 9788867559756
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1.0 del 22/05/2013
Tipologia: Novità

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Caso Moro, il Papa fa testimoniare il confessore dello statista
07/03/2015 - Corriere della Sera - Maria Antonietta Calabrò  
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Caso Moro, il Papa fa testimoniare il confessore dello statista
Antonio Mennini secondo Cossiga avrebbe incontrato l’esponente della Dc durante la prigionia nelle mani delle Br e subito prima della morte. Sarà ascoltato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta

Papa Francesco, in qualche modo, riapre il caso Moro. La decisione di far testimoniare l’ attuale nunzio apostolico nel Regno Unito, l’arcivescovo Antonio Mennini, lunedì prossimo, 9 marzo, davanti alla nuova Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso, è stata infatti presa direttamente da Bergoglio. Francesco ha scelto di far prevalere la ricerca della verità sulle regole della immunità diplomatica di cui godono i nunzi (gli ambasciatori vaticani), come del resto il personale diplomatico di tutti i paesi del mondo. Ed è stata sempre di Papa Francesco la decisione di far venire a Roma l’arcivescovo a deporre a San Macuto, sede della Commissione, senza che l’organismo parlamentare dovesse spostarsi in trasferta a Londra, ad ascoltarlo «a domicilio», in considerazione del suo status. Si tratta di una svolta senza precedenti, visto che tra pochi giorni saranno esattamente trentasette anni dal rapimento dello statista democristiano.

La rivelazione di Cossiga

«Don Antonello», al tempo dei 55 giorni del sequestro Moro, era un giovane prete della diocesi di Roma (31 anni, viceparroco a Roma, nella chiesa di Santa Chiara in piazza dei Giochi Delfici, a poche centinaia di metri dall’abitazione di Moro), e secondo quanto affermato dall’ex capo dello Stato Francesco Cossiga prima di morire (2010), sarebbe stato vicino a Moro durante la prigionia. Lo avrebbe addirittura confessato e gli avrebbe impartito l’estrema unzione all’interno della prigione delle Br prima della uccisione. «Don Antonello Mennini raggiunse Aldo Moro nel covo delle Brigate Rosse e noi non lo scoprimmo. Ci scappò don Mennini», disse Cossiga. Secondo alcune ricostruzioni, il nunzio (figlio di Luigi allora numero 2 dello Ior, di cui era presidente Paul Marcinkus) sarebbe stato «il canale segreto» di comunicazione tra i terroristi e la Santa Sede (il pontefice era Paolo VI, amico personale di Moro) per tentare di salvare il prigioniero. Subito dopo la tragica conclusione del sequestro, Mennini fu destinato dal Vaticano alla carriera diplomatica e mandato all’estero: prima in Turchia, poi Bulgaria, Federazione Russa, Uzbekistan, infine Gran Bretagna (2010).

Il lungo silenzio del nunzio

Monsignor Mennini non ha mai deposto. Il Vaticano, fino ad oggi, lo ha tenuto lontano dai tribunali e dalle precedenti Commissioni d’inchiesta. Il prelato del resto, anche per gli incarichi di grande responsabilità che ha sempre avuto nel corso della sua carriera, è stato lontano dai riflettori, tenendo un totale riserbo sulla vicenda: non si ricorda mai nessuna sua dichiarazione in relazione al sequestro brigatista. Nelle ultime settimane, la svolta. Nello scorso mese di gennaio, Mennini è stato chiamato dalla Santa Sede e gli è stato detto di rendersi disponibile a deporre, concordando data e modalità dell’audizione con Giuseppe Fioroni, presidente della Commissione Moro che ha avviato i suoi lavori nell’ottobre 2014.

La scelta del Vaticano

Le motivazioni di Papa Francesco non solo nel dare il disco verde all’audizione, ma in qualche modo a deciderla, dopo aver avuto la richiesta di Fioroni, sono state due. Innanzitutto aprire alla possibilità che nuova luce possa essere fatta sul caso, per collaborare con la giustizia. E poi la convinzione che solo il chiarimento di alcuni snodi importanti della storia italiana, permetteranno anche al Vaticano di voltare pagina. Il nunzio Mennini resterà a Roma solo il tempo necessario per essere ascoltato, rientrando subito dopo in Inghilterra. Raggiunto dal Corriere non ha voluto in alcun modo commentare. Vista la delicatezza della testimonianza, che comunque impegnerà molte ore, non si può escludere che essa venga secretata, anche perché potrebbe dare luogo a molti approfondimenti nella ricostruzione di una pagina fondamentale della storia del dopoguerra. L’arcivescovo — come ha dichiarato il presidente Fioroni, quando ha annunciato che ci sarebbe stata l’audizione — è «l’uomo che più di tutti fu spiritualmente vicino ad Aldo Moro». «Tanti i punti che potrà affrontare: il suo ruolo in quei giorni, i suoi contatti, l’impegno enorme di Paolo VI ad avviare una trattativa per restituire Moro vivo al Paese e alla sua famiglia e perché questo tentativo non andò in porto». «Con Bergoglio — aggiunge — adesso Mennini è libero di parlare».

Maria Antonietta Calabrò (7 marzo 2015, Corriere della Sera)

 

       

 

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