| Home | 

vuoto a perdere

    

 

 
 
Tutti gli articoli

Il mio Moro non ha segreti
18/11/2008 - La Stampa - Francesco Cossiga
(0 commenti )
Aggiungi il tuo contributo
 


Il mio Moro non ha segreti

Su «La Stampa» di ieri, con il titolo «Il Paese delle carte segrete», lo storico Miguel Gotor ha denunciato che i documenti personali di Aldo Moro non sono ancora consultabili dagli studiosi. Gli risponde il presidente della Repubblica emerito Francesco Cossiga, mentre è in corso a Roma il convegno «Il governo della società nel XXI secolo», dedicato allo statista assassinato dalle Brigate rosse.

Caro professore,

ho letto con grande interesse, e con maggior meraviglia, non essere ancora possibile consultare e studiare nella loro integrale e autentica versione cartacea le carte dell’archivio di Aldo Moro. Lei ha ragione: la Storia si scrive con le carte, quelle scritte sulla carta, e non quelle digitalizzate (si pensi al valore e al significato del tratto della penna o delle correzioni o delle cancellazioni o del modo nel quale siano apposte le annotazioni e le interpunzioni!); e la Storia scritta senza le carte rischia di essere o «invenzione» o «romanzo» o «dietrologia». L’archivio Aldo Moro, sono certo (quando egli lasciò Palazzo Chigi, io passai a via Savoia, il suo studio privato, interi pomeriggi a discorrere con lui, da solo o con i suoi più diretti collaboratori Freato e Rana), contiene notizie preziose sulla Democrazia cristiana, per sapere che cosa precisamente fosse per lui il «compromesso storico», sulla politica estera del nostro Paese, e anche la conferma o la smentita delle rivelazioni, di origine palestinese e italiana, fatte quest’estate alla stampa sul così detto «Lodo Moro», e cioè sugli accordi di «non belligeranza» che Aldo Moro avrebbe concluso con Al Fatah, con il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e con altri movimenti della resistenza palestinese, attraverso il servizio segreto militare.

Nella mia veste di senatore, farò tutto quello che posso perché da queste carte venga tolto il «segreto di fatto».

Io ho un archivio ben modesto che non è coperto da alcun segreto e da nessun segreto sarà coperto neanche dopo la mia morte, perché ho dato istruzioni in questo senso a mia figlia e a mio figlio. Le uniche carte interessanti che sono in mio possesso sono un rapporto delle autorità tedesche, ma già reso noto da un brillante giornalista italiano che non mi ha disvelato la fonte, sulla Rete Internazionale Stay Behind, e appunti sui tragici 55 giorni: incontri, visite, colloqui verbali e telefonici e altro; ma di essi non ho la libera disponibilità perché vennero redatti con un mio collaboratore d’allora, oggi importante parlamentare del partito d’opposizione: per il resto è sin d’ora a sua disposizione. Un suo studio complessivo su quei tremendi 55 giorni servirebbe anche a chiarire quale sia stata la posizione dei partiti in merito ad eventuali trattative con le Brigate Rosse, dato che coloro che erano allora nel Partito comunista italiano e quasi tutta la storiografia di sinistra negano che questo partito fosse in linea generale per la mano dura nei confronti di Autonomia e del terrorismo, e che in particolare fossero nel «caso Moro» per la così detta «linea della fermezza», e che esso di malavoglia l’abbia sostenuta per compiacere Zaccagnini, Andreotti e Cossiga.

Una sola precisazione: il problema, non limitato alle carte di Moro, riguarda soprattutto i documenti raccolti dalla Commissione stragi conservati presso l’Archivio storico del Senato. Sarebbe auspicabile concludere l’inventariazione, consentire agli studiosi l’accesso diretto ai fondi anche se digitalizzati e definire un regolamento, analogo a quello in vigore per gli archivi di Stato, che consenta di chiedere la visione delle carte legittimamente giudicate riservate dalle amministrazioni competenti. Auspico che Lei possa fare il possibile nelle sedi istituzionali appropriate per favorire un simile risultato che molto gioverebbe alla ricerca storica.

Miguel Gotor

 

La Stampa 18 novembre 2008