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Moro. Un caso in TV
14/08/2007 - Corriere della Sera - Emilia Costantini
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Ultimi ciak de «Il Presidente», miniserie Mediaset che ripercorre in due puntate la carriera e la tragica fine del leader democristiano

Moro. Un caso in TV
Placido nei panni dello statista ucciso «I giorni della prigionia, scene terribili»

ROMA — 16 marzo 1978: Aldo Moro viene rapito dalle Brigate rosse sotto casa, in via Fani, sterminata la sua scorta. Il 9 maggio successivo, dopo 55 giorni di prigionia, viene ritrovato il suo corpo senza vita in via Caetani, nel bagagliaio di una Renault rossa. Dopo il cinema (tre film) tocca alla televisione raccontare la vicenda del leader democristiano.

Il Presidente si intitola la miniserie in due puntate, prodotta dalla Taodue per Mediaset, con Michele Placido nel ruolo del protagonista, per la regia di Gianluca Maria Tavarelli. Avverte l’attore, che ha appena terminato le riprese: «Ciò che colpisce, nella figura di Moro, è la modernità del suo pensiero. C’è un dialogo, che riportiamo nel film, tra il Presidente e il brigatista Mario Moretti, dove il primo dice al secondo: "E adesso cosa succederà? Cosa farà della sua vita? La vita è sacra, anche la sua..."».

La vicenda è strutturata in due parti. Nella prima puntata, viene seguito il percorso politico di Moro, nella creazione del «compromesso storico». Nella seconda, il centro della storia è focalizzato sulla prigionia del leader e il suo rapporto con i suoi carcerieri: la sua battaglia senza speranza da ostaggio impotente. Riprende Placido. «La sofferenza di un uomo abituato al dialogo, che si sforza di entrare anche nella psicologia di quei giovani farneticanti. Ma anche la sua prostrazione, la sua solitudine, perché si sente abbandonato da tutti». Uno sforzo anche fisico, quello dell’attore e non tanto per somigliargli nei tratti somatici: «Durante la prigionia—spiega —Moro era costretto a sopravvivere in un cunicolo di appena un metro per 2. Una situazione al limite, a dir poco claustrofobica, che io ovviamente ho dovuto riprodurre».

Nel cast, Marco Foschi è Mario Moretti e Donatella Finocchiaro è Adriana Faranda, inoltre Libero De Rienzo è nei panni di Valerio Morucci. La sceneggiatura è scritta a quattro mani da Salvatore Marcarelli e Francesco Piccolo, con la supervisione di Stefano Rulli. Precisa il produttore Pietro Valsecchi: «Uno dei nostri consulenti è stato Francesco Cossiga. Ma non è stata facile la preparazione di questo film. La fase di sceneggiatura, quindi, è stata la più sofferta, perché spesso abbiamo provato la sensazione di lavorare su un terreno scivoloso: sia per la complessità e la tragicità del fatto storico e politico, sia per le innumerevoli versioni della vicenda... ognuno di coloro che l’hanno vissuta, la racconta a modo suo. Dunque, ci siamo mossi con estrema cautela per raccontare nel modo giusto una ferita ancora aperta per tanti».

Un progetto difficile, delicato: «Abbiamo cercato di rappresentare —continua Valsecchi— le coscienze di coloro che hanno, direttamente e indirettamente, partecipato, deciso, vissuto in prima persona le varie fasi del "caso Moro". Abbiamo voluto dare, inoltre, una visione del cambiamento della politica, tra ieri e oggi, tratteggiando a chiare linee il clima di quegli anni, soprattutto per lasciare un segno nei giovani d’oggi, molti dei quali non sanno nemmeno chi sia lo statista assassinato». E proprio per non dimenticare, il tv-movie andrà in onda il 16 marzo 2008, nel trentennale del rapimento.

Conclude Placido, pugliese come il personaggio che interpreta: «Sono meridionale e capisco la sua mentalità, anche perché mio padre era presidente dell’Azione cattolica nel mio paese, Ascoli Satriano. Rivivendolo ora dall’interno, in Moro riconosco tante caratteristiche di mio padre, quella limpidezza di intenti, quell’etica rigorosa nel fare politica, che oggi francamente stento a ritrovare nei politici attuali».

Emilia Costantini - Corriere della Sera - 14 agosto 2007