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Una risposta al terrorismo è d'obbligo.
06/06/2007 - AgenFax.it - Arduino Rossi
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Una risposta al terrorismo è d'obbligo

La manifestazione di domenica sera, sotto il super carcere dell'Aquila, per la abrogazione delle misure contenute dal noto articolo 41bis, (il provvedimento del carcere duro contro mafiosi e terroristi) è stata contrassegnata da un ritorno a un estremismo vecchio di decenni.

Nessuno si era accorto, almeno tra i non addetti ai lavori, che esistesse ancora un'area, anche se limitata per fortuna, disposta a scendere in strada a sfidare lo Stato, le sue leggi, pronta a dichiararsi apertamente, senza remore, a favore del terrorismo rosso.

Le Brigate Rosse dopo il sequestro di Aldo Moro, non ebbero più simpatizzanti espliciti, che insultassero le vittime, che esaltassero l'uso delle armi, che si esprimessero sfacciatamente contro la legalità per la lotta armata. Che ci fossero ancora, tra le pieghe del mondo sindacale, tra gli ambienti intellettuali, nelle aree più estremistiche del mondo dell'antagonismo sociale, chi vedesse come eroi i terroristi lo si sospettava, ma qui c'è stato un salto di qualità. Si osa sfidare lo Stato, i sindacati, il governo con una tracotanza vigliacca e con tanti atteggiamenti da esaltati, con slogan farneticanti e criminali. Si minaccia e pare che non si tema la risposta legale, quella che dovrebbe colpire questi manifestanti per istigazione a delinquere, se non per banda armata.

Non so come reagirà la Magistratura, ma sicuramente, prima o poi, questi manifestanti subiranno provvedimenti adeguati.

Invece voglio soffermarmi su alcune questioni che personalmente mi preoccupano non poco.

Dall'ultima manifestazione di questo "stile"sono trascorsi circa trent'anni. Cosa lega questi giovani e meno giovani di oggi a quelli di allora? Che clima politico c'era allora e quale è quello di oggi? La scelta di scendere in piazza oggi per voler dire che presto ci saranno altri attentati è quasi un suicidio: il destino di costoro sarà simile a chi li ha preceduti, con disoccupazione, carcere e miseria. Invece oggi abbiamo visto che non c'è stato un solo movimento popolare spontaneo, un solo volantino scritto da qualche associazione sindacale contro questa nuova cultura della violenza. Lo stesso sindacato non potrebbe muovere neppure un decimo della gente di allora contro l'eversione. I partiti popolari invece manderebbero in strada solo pochi militanti. L'indifferenza è stata tanta e neppure il ricordo dei lutti di un tempo ha favorito qualche reazione veramente immediata e non organizzata.

Cosa c'è di diverso rispetto ad allora?  Il precariato sta spingendo verso la disperazione una parte dei nuovi lavoratori e una minoranza di questi potrebbe trovare uno sfogo nella violenza?

E dunque togliamo l'acqua ai pesci del terrorismo con risposte sociali adeguate.

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